10 motivi per cui il Natale è deprimente


Ufficiosamente / martedì, Dicembre 9th, 2014

IMG_325933822498921~2Anche io voglio fare le classifiche come fanno i blog fighi con un sacco di accessi, hai visto mai funzionasse. Quindi parto dal Natale, perché anche l’argomento scontato è fondamentale per attrarre l’utente medio, e cerco di dare dieci risposte alla domanda che tutti ci poniamo in questo periodo:

Perché Natale è deprimente?

  1. E’ il periodo dei dubbi esistenziali

E’ inutile nascondersi dietro un dito o un bastoncino di zucchero a strisce, dopo gli otto anni il dubbio che Babbo Natale non esista è un assillo che ci perseguiterà come quello dell’esistenza di una vita dopo la morte. Anche se da adulti sappiamo che Babbo Natale non verrà più a portarci doni sotto l’albero non saremo mai assolutamente sicuri se sia colpa della nostra miscredenza o dell’età o se effettivamente ci hanno preso in giro, forse perché pure i nostri genitori vivono questo dubbio esistenziale.

  1. E’ il periodo dell’incomunicabilità

Natale dovrebbe essere il momento in cui esprimiamo dei desideri e c’è qualcuno che li realizza, ma ci rendiamo conto subito che quando chiediamo una borsa nera di marca e ci arriva una borsa rossa di bancarella il problema dell’incomunicabilità sarà sempre insormontabile. Per quanto ci sforziamo di mandare liste di regali con annesse foto dell’oggetto che vogliamo, costi e tempi di spedizione qualora si possa acquistare on-line, non c’è niente da fare, con la scusa “il regalo non può essere ordinato, deve essere scelto da chi lo fa” becchiamo sistematicamente la fregatura. A caval donato non si guarda in bocca ma a noi basterebbe che ci allegassero lo scontrino per il cambio.

  1. Siamo vittime della Crisi

Il problema regali si inverte, vorremmo fare regali eccezionali ed invece ci troviamo a guardare il magro estratto conto che il bancomat sputa schifato. Ci lambicchiamo su come fare a non essere considerati dei “micragna”, ma ammettiamolo, con il Natale iniziamo a soppesare le amicizie e gli affetti, oltre che le antipatie, e ci ritroviamo a fare i conti con quello che vorremmo e quello che possiamo. Ci sentiamo poveri, tutto qua, come fai a non deprimerti?

  1. Si ha paura di ingrassare

Non abbiamo fatto in tempo a rientrare nel peso dopo le vacanze estive che già ci troviamo assediati da panettoni, torroni, calendari dell’avvento, tutti aggressivi e determinati a farci ingrassare di nuovo. La lotta giornaliera con il metabolismo è resa ancora più aspra dalla presenza di continue sollecitazioni visive ed olfattive, ovunque lo zucchero ci chiama e ci invita ad abbandonarci al coma glicemico e noi ci sentiamo inadatti alla lotta, pronti ad una rapida e degradante disfatta.

  1. Fa freddo

E’ dicembre, è normale che faccia freddo, ma questo non vuol dire che ci debba piacere per forza. Inoltre il piumino ingrassa, è risaputo, fa sembrare che una si porti in giro almeno tre chili in più, oltre a ridurre la mobilità tanto da farci sembrare dei soldatini di latta. La neve poi non è così figa come sembra dalle palle di vetro, quando arriva una nevicata, magari in un posto come Roma, non solo tutto si ferma, ma tutto diventa impossibile. Per chi se lo fosse dimenticato, la neve è bagnata e fredda e se ci si butta l’acqua sopra o si scioglie parzialmente diventa ghiaccio. I monumenti imbiancati sono belli i primi cinque minuti, poi se non passano le renne a portarci a casa al caldo tutto perde il suo fascino. Ma il problema delle renne richiama dolorosamente al punto 1 quindi passerei velocemente al punto 6.

  1. Fa buio

Alle quattro e mezza è notte. E’ il momento più buio dell’anno, bisogna arrivare proprio al Natale per iniziare la faticosa risalita verso la luce e l’allungarsi delle giornate. Ma fino a quel momento è una discesa nei gradini del buio, della tristezza, della notte che però non porta il sonno. Insomma, voglia di fare qualsiasi cosa proprio a causa della mancanza di luce uguale a zero.

  1. Dobbiamo fare i conti con la famiglia

E’ inutile fare i perbenisti, sappiamo tutti che i nemici sono i parenti e i vicini di casa. Il vecchio detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” ci inculca un maligno senso di colpa sul nostro desiderio di rimanere a casa nostra, in pigiama, a guardare la tv sotto il piumone. Ma Natale è la vera festa della mamma, non quella di maggio, quindi ci si deve impegnare per farla felice, anche perché lei ci farà la crema al mascarpone a fine pranzo, o cena, diciamo che dal 24 al 25 in alcune situazioni il limite tra un pasto e l’altro può essere molto labile. Ma se poi una famiglia non ce l’hai è pure peggio, perché starai là a vivere il sentimento della tua solitudine come qualcosa di irrimediabile che ti porterà a diventare verde come il Grinch.

  1. L’ansia da prestazione

Palle, abeti, stelle, lucine, ci perseguitano in ogni dove, ci ricordano tutto quello che non abbiamo fatto e tutto quello che dobbiamo fare per perseguire una ritualità che di solito non abbiamo scelto noi, ma che ci troviamo a tramandare. A partire dal Calendario dell’Avvento, che dovrebbe essere un gioioso giochino per bambini ma diventa un tagliente memorandum delle nostre inadempienze, ci ritroviamo a correre per finire i regali, discutere per la posizione dell’albero in salotto, vivere nel dubbio amletico del valore sacro del presepe e quindi sull’impossibilità di inserirvi i puffi perché potrebbero apparire blasfemi, cucinare lo stesso menù da quarant’anni, altrimenti “non è Natale”. E questo dura fino alla fine della festa, perché succede sempre che si arrivi a fissare il terzo pezzo di pandoro e a chiedersi se riusciremo a vincere la pigrizia ed ad andare alla messa di mezzanotte almeno quest’anno, pure se non siamo sicuri dell’orario dell’inizio.

  1. Una poltrona per due

Ogni sacrosanto anno che Dio manda su questa terra in tv va in onda “Una poltrona per due”, commedia del 1983 con Dan Aykroyd, Eddie Murphy e Jamie Lee Curtis ambientata a Natale che parla di tre sfigati che fregano il sistema e diventano ricchissimi. Ebbene, sono passati 21 anni, io non so voi, ma io non ce la faccio più a vederla, soprattutto perché Eddie Murphy è rimasto identico e mi fa pensare che il film “Vampiro a Brooklyn” in realtà non fosse solo fantasia.

        10. Il dover essere felici a tutti i costi

La cosa più deprimente in assoluto del Natale è che si pretende che ci si dimentichi tutti i guai, che si diventi delle novelle Pollyanna (che ricordo a tutti che fine ha fatto) e che si ritrovi la voglia di vivere e la speranza, mentre andrà bene vivere nel baratro della depressione tutto il resto dell’anno. Eppure i punti di cui sopra non ci aiutano a vedere il bicchiere mezzo pieno, anzi,  aizzano contro lo “spirito del Natale” l’animo anarchico che è dentro ognuno di noi e che ci impone di fare il contrario di quello che gli altri ci chiedono. Così a volte ci si deprime per principio, anche se tutto quello che abbiamo detto rappresenta un modo di vedere le cose che non è detto sia quello giusto.

E così, tirando un po’ le somme, anche per quest’anno mi raccomando: questo Natale non datevi tanto pensiero e cercate di essere tutti infelici e contenti.