Gente al mare


Ufficiosamente / lunedì, Giugno 20th, 2016

mareIo odio la gente. Odio la gente perché non fa quello che le dico di fare, anzi di solito fa cose che io gli direi di non fare. Odio la gente in ogni condizione, ma devo dire che quando sono al mare, stesa sul mio lettino con la crema spalmata ovunque tranne quel punto misterioso dove mi scotterò senza accorgermene, avendo molto più tempo per pensare e guardala, la odio ancora di più.

Nello specifico non sopporto:

Quei padri che occupano il bagnasciuga con castelli composti da torri e torrette, mura ciclopiche, ponti levatoi, dicendo che stanno giocando con i figli, che invece sono in acqua da circa un’ora con la madre.  A questa categoria appartengono anche gli scavatori di buche senza senso, profonde a volte almeno un metro, simili a trappole protostoriche, che non servono a niente se non a rovinare il panorama e il bagnasciuga.

Quelle che indossano gli zoccoli di plastica col tacco. Una sorta di ciabatta moderna per il mare ricavata da un blocco unico di plastica satinata, il cui colore varia dal rosa al nero, che dovrebbe rendere elegante la discesa a mare di donne che niente altro potrebbero avere di elegante. Lo zoccoletto, oltre al valore estetico, possiede il tacco, che dovrebbe slanciare la figura ma invece affonda inesorabilmente nella sabbia e permette di alzarla in una nuvola che ad ogni passo si diffonde su chiunque stia ad almeno due metri di distanza dal suo percorso.

I giocatori del calcio del bagnasciuga, che giocano come non ci fosse un domani tra sabbia e acqua donando al mondo testate, cross, dribbling, di solito con un bambino di cinque anni alto come uno gnomo, e passano circa venti minuti a bucare il bagnasciuga per creare i pali di una porta che useranno per circa quattro tiri. I pali poi saranno oggetto di ripetuti selfie e convegni dove vi si siedono, accucciati al centro, forse per eseguire misteriosi culti esoterici di cui non capisco il senso.

I giocatori di racchettoni che credono di stare a Wimbledon. Si posizionano nel punto più fastidioso per chi volesse placidamente fare due passi sulla spiaggia e, quando non sono bravi, buttano questa pallina da tennis zuppa un po’ dovunque, schizzando se stessi e gli altri. Mentre quando sono dei professionisti del tennis acquatico, praticato sin dai tempi delle elementari con i nonni, riescono a mantenere un ritmo di scambi che diffonde l’equivalente del gocciolio di un rubinetto supersonico per tutta la spiaggio o almeno fino alle mie orecchie.

Quelli che mettono la musica sul cellulare e credono di essere educati perché, secondo loro, si sente poco quindi non dà fastidio. Mentre il fastidio è l’unica cosa che riescono a suscitarmi con grandissimo successo.

I ladri di ombra, che arrivano con la loro sdraietta a posizionarsi sotto l’ombra che si sposta del tuo ombrellone e fanno i vaghi come se non capissero che la terra è rotonda e gira. Sempre questi di solito si siedono sul tuo lettino se arrivi in spiaggia mezz’ora dopo di loro, e guardando i tre ombrelloni che occupano con i dieci componenti della loro famiglia restituendoti uno sguardo innocente che accompagnano alla frase “O scusi, mi ero confuso con il mio”. E’ normale, ha tre ombrelloni, anche io mi confonderei.

Odio quelli che usano il rubinetto per lavare i piedi come mini doccia per i bambini, bidet o lavatrice, quando non decidono che pur di non spendere 1 euro per la doccia va benissimo per lavarsi a pezzi come nei tempi antichi.

Naturalmente ho grossi problemi con i bambini in generale, naturalmente vorrei che fossero pacati, silenziosi, discreti, in una parola: invisibili. Che non facessero tutto quello che la natura impone loro. Del resto che fareste voi trovandovi senza aver bene capito perché all’improvviso liberi dai vestiti e dalle scarpe, in un ambiente senza spigoli, scale, ostacoli, con un orizzonte enorme davanti e tanto spazio intorno? E’ fisiologico che debbano tirare fuori il lato selvaggio e irrazionale che la cultura classica ha tanto deprecato e diventare novelli unni in cerca di prede e riscatto. E pure se razionalmente accetto il naturale svolgersi delle cose non mi rassegno alle rotture di scatole che ne derivano.

I fumatori che “tanto stiamo all’aperto”, ma tanto il fumo della tua orrida sigaretta trova sempre la strada della mia faccia, soprattutto se ho la sfortuna di averti come vicino di ombrellone e io vorrei dormire dieci minuti visto che il neonato dall’altra parte della spiaggia è stato portato via perché ha superato le tre ore d’aria consentite dalla sua fascia d’età e quindi ha smesso di ululare come la sirena dell’allarme della macchina.

I corsi di acquagym, sistematicamente posizionati dopo la fine delle urla di cui sopra e magari al lido attiguo, che permettono di neutralizzare il rumore delle onde e garantire quindi una continuità con il desiderio di silenzio che mi aveva spinta a spendere una cifra impossibile per quel lido. Anche se devo dire che lo spettacolo dato da alcune signore che decidono di iniziare l’attività fisica in quel frangente può avere i suoi lati positivi, questo non lo posso negare.

E potrei continuare, ma mi rendo conto che il problema alla fine non sono le singole azioni ma la complessità dell’umanità, che appunto, come dicevo all’inizio, si ostina a non allinearsi, ancora convinta di poter avere un’opinione, per di più orrendamente diversa dalla mia.