Storia di una lavatrice


Ufficiosamente / mercoledì, Settembre 19th, 2012

La mia lavatrice è posseduta. Non vedo altra motivazione. A meno che non sia semplicemente dispettosa. Non importa quanto la carichi, poco o tanto, ma quando parte la centrifuga lei salta. E non è che faccia qualche saltino, si sposta di almeno mezzo metro facendo un baccano da brivido. Va dritta sotto il lavandino e secondo me prima o poi uscirà dal bagno, salirà le scale e cercherà di mangiarmi.

C’è chi si scoccia di fare la lavatrice perché c’è sempre un calzino nero clandestino che fa scambiare tutto il bucato, c’è chi si scoccia di stendere, io ho semplicemente paura che la lavatrice spacchi il water con qualche movimento inconsulto durante il lavaggio.

Voi mi direte: cambia la posizione della lavatrice, o meglio ancora, cambia la lavatrice, ma al momento sono in un appartamento ammobiliato che alcuni amici definiscono la “casa dei puffi” non ho spazio per spostarla né l’autorità per portarla alla discarica.

E di conseguenza mi tocca conviverci. Ho provato a togliere la centrifuga, ma lei è più furba di me, non li risciacqua. Quando tiro fuori i panni non sono semplicemente gocciolanti, ma anche belli intrisi di detersivo e appiccicosi, peggio che sporchi insomma. Potrei farci le bolle di sapone se ci soffiassi sopra.

Ho cercato di accumulare panni per farla più piena possibile, secondo alcune amiche è perché il carico è leggero che fa questi scherzi, ma io sono sola, e per riempirla in pratica devo metterci tutto il mio guardaroba. Ma pure allora continua con le stesse acrobazie ed io ottengo solo un peggioramento della mia vita sociale, visto che arrivo a vestire come una clochard nell’attesa di lavare tutto.

Per non dire quando levo i panni dal cestello, sono talmente strizzati che sembrano solo leggermente umidi e le maglie spesso potrebbero andare ad una bambina di 10 anni.

Non venitemi a dire che sbaglio la temperatura, lavo tutto tra i 30 e i 40 gradi, uso i detersivi più delicati che ci sono, metto l’ammorbidente … ci manca solo che versi l’acqua io.

Così ho risolto facendola partire e scappando di casa: faccio la lavatrice quando so che non ci sono. Così lei può fare acrobazie e baccano in mia assenza e io mi limito a trovarla spostata a fine lavaggio per rimetterla a posto con muta rassegnazione, perché orecchio non sente, cuore non duole.

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7 Commenti a “Storia di una lavatrice”

  1. a me succede con libri o fumetti…non ci stanno più, mi sommergono. e per tanto che li impili ogni volta, continuano a cadere. ad effetto domino. però riesco sempre a farmi largo e raggiungere la porta. è solo un casino quando ne ricerchi uno…hai voglia. :D. ciao.

  2. ehehehheeh…mi ricorda una mia lavatrice…mi ha divelto il bidè…la risolvente soluzione è stata quella di regolargli i piedini d’appoggio…ma se non dovesse funzionare chiama un esorcista…vedrai che quella indiavolata verrà immediatamente sistemata…ciau..neh..

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