I Cinque Comandamenti di PiantataStorta


Ufficiosamente / venerdì, Marzo 23rd, 2012

L’Auditorium Parco della Musica di Roma, tra i tanti progetti che promuove ne ha uno che mi piace moltissimo: “I Cinque Comandamenti”, ovvero chiede a personaggi famosi che passano per le sue sale quali sono i cinque comandamenti che governano la loro vita.

Io non sono famosa, ma ho uno spazietto mio, libero e gratuito, e mi piace tanto questa cosa, quindi ora ne approfitterò e vi dirò i miei:

  1. Dimentica i pensieri tristi e concentrati solo sui felici. I primi sono inutili e i secondi ti aiutano a volare (cit. C.F. Peter Pan docet)
  2. Se non sai farlo, rubalo (cit. C.R.)
  3. Sei una Principessa, scarica chi ti tratta da nano minatore. Quindi, se non ti chiama non gli piaci abbastanza
  4. Provaci, se fallisci riprovaci, fallirai meglio
  5. Ridi, che a piangere c’è sempre tempo

Quindi un comandamento extra per i romani, comunque vada :”Fattela pijà bene“(cit. F.R.)

2 Commenti a “I Cinque Comandamenti di PiantataStorta”

  1. Interessante esercizio. 🙂 Potrei enumerare un sacco di comandamenti alternativi (esempio: aspetta sulla riva che passi il cadavere del tuo nemico… ma se tarda a passare, vedi di dargli una spinta) ma dato che sono una persona fondamentalmente onesta me ne rimane uno solo: quando capisci che non ti lasceranno mai vincere, l’unica scelta è continuare a combattere.

  2. C’è un comandamento che pare semplice, ma in realtà è durissimo da seguire, e tuttavia tale da assicurare la pace interiore, che è la condizione indispensabile per avere una serena convivenza anche con i peggiori soggetti di questo mondo, dato che esso è tale da metterci al sicuro anche da ogni tipo di omertà e di complicità nel male, pericoli questi che si corrono con simili soggetti.
    Il comandamento è:
    “Anche quando nessuno al mondo facesse il proprio dovere, tu fa il tuo”.
    In aggiunta ad esso è forse utile proporre un espediente che può essere di grande aiuto in un caso che può darsi o che si dà indubbiamente, una volta o l’altra, nella vita d’ogni uomo. Nessuno mai lo ammetterà, ma tutti siamo in fondo lombrosiani e portati a nutrire, magari inconsciamente, antipatie istintive, nonché a giudicare i nostri simili solo in base al loro aspetto fisico, senza la saggezza di aspettare da loro prove concrete di intelligenza e dimostrazioni di effettive capacità.
    Ebbene, ogni volta che ci capita un guaio simile, proviamo a dirci:
    “Costui è antipatico? Uno con la sua faccia e il suo modo di camminare e di gestire non può essere che uno stupido e un incapace? Allora lo ammazziamo.”
    A questo pensiero, subito la vita di colui si presenta spezzata, le sue immediate prospettive cancellate, distrutto il mondo delle sue relazioni, dei suoi affetti, spente le belle ambizioni che le splendono nello sguardo, troncata la sua fiducia nel momento successivo, che si evidenzia nel suo voglioso modo di camminare, i progetti nei quali riponeva la sua speranza, dissolti… E tutto per nostra opera scellerata… per la nostra balordaggine… E per nostra insensata colpa finirebbe anche in nulla una sua grande opera, magari già in fieri e in fase di avanzata realizzazione, un’opera utile al mondo e che solo lui ha la capacità necessaria per realizzarla… Altro che persona stupida e incapace, come poco prima avevamo avuto la dappocaggine di pensare… E siamo presi da una grande, umile e dolente pietà per lui, soffriamo il desiderio di andare ad abbracciarlo, fargli un piacere, un gesto di cortesia, magari una dimostrazione di consenso qualsisia…
    E intanto ci rendiamo conto che anche questa cura affettuosa dell’altro è un dovere, che dovremmo compiere verso i nostri simili, anche qualora al mondo nessuno di loro lo compisse verso di noi.
    Domenico Alvino

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