Il Naufragio della Speranza


Ma l'arte serve? / mercoledì, Novembre 30th, 2011

Caspar David Friedrich è un pittore tedesco della prima metà dell’Ottocento che si studia sempre l’ultimo anno del liceo e che viene ricordato come precursore del movimento romantico grazie soprattutto alla natura malinconica dei suoi paesaggi, in cui l’uomo si muove come un’ombra in controluce. Un pittore che rappresenta con serena rassegnazione la solitudine di ognuno nella contemplazione del divino. Un pittore che non offre conforto o consolazione, ma ritrova nella luce del tramonto e della luna un dialogo silenzioso tra lo spettatore e la natura.

Così i suoi quadri racchiudono significati semplici e le sue immagini suscitano un sentimento misto di rivelazione e accettazione. Per questo non sorprende che sia l’autore del Naufragio della Speranza, un quadro che mostra le fredde e immobili distese del Polo Nord infrante dall’affondamento di una nave di esploratori.

Qui troviamo un’immagine tragica bloccata nell’attimo che segue il disastro. Non c’è più disperazione, né sorpresa, né rancore contro il destino che si presenta a reclamare, con un evento violento, l’ineluttabilità delle cose. E’ la calma del sapere che ormai non c’è niente da fare e che le cose non sarebbero potute andare diversamente.

L’acqua, elemento di vita e movimento, è prosciugato dei suoi significati per diventare la concezione estrema dell’immobilità proprio nell’assenza delle sue caratteristiche. La nave è rilegata in un angolo sul fondo come l’elemento che ha scatenato il disastro ma ormai è inutile, perché il vero messaggio non è legato al lei. Così comprendiamo che il quadro parla di un contenuto crudo e tagliente come i blocchi orientati verso il cielo: la sconfitta. La sconfitta degli esploratori, del legno contro il ghiaccio, dell’uomo contro la natura.

E nel naufragio della Speranza, intesa come la convinzione di poter scegliere e di poter piegare la vita al proprio desiderio, scopriamo che la frustrazione che deriva dalle aspettative infrante può essere superata proprio dalla sublimazione del dolore. In quell’attimo la sconfitta diventa un nuovo punto di partenza e la gara della vita può ricominciare.

La Speranza è sconfitta, ma eterna, perché sempre uguale, perché immobile nel suo movimento apparente composto da un momento infinito che non permette la scelta e di cui noi non possiamo fare a meno.

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