Il rimorso di Oreste di William-Adolphe Bouguereau


Ma l'arte serve? / lunedì, Novembre 18th, 2019

Oreste uccide la madre, Clitemnestra, per vendicare la morte del padre, Agamennone, ma appena compiuto l’atto viene assalito e tormentato dalle Furie, le dee che rappresentano il desiderio di vendetta dei defunti.

William-Adolphe Bouguereau, artista francese che lavora nella metà dell’Ottocento, famoso per le sue bambine bellissime, i suoi nudi perfetti e languidi, le sue immagini malinconiche e poetiche, qui rappresenta una scena tratta dalla tragedia classica di Eschilo molto lontana dagli stereotipi che lo hanno reso famoso.

Se anche la figura di Oreste è perfetta nelle forme e nello spirito, la scena racchiude invece un tono drammatico e violento. La madre è stata appena pugnalata, ancora porta le mani al petto e già il rimorso del figlio che leva la vita a chi gliel’ha data lo circonda e lo assale con le sue grida.

Le figure mitologiche brandiscono fiaccole e serpenti mentre indicano la vittima e insieme la sostengono e il giovane con uno sguardo misto di dolore e pazzia, cerca di scappare tappandosi inutilmente le orecchie.

I personaggi sono composti in un gruppo compatto che segue un movimento circolare, dove le braccia delle Furie allineate incontrano quelle piegate di Clitenmestra e poi si riprendono su quelle piegate di Oreste per ricominciare il movimento. Anche gli incarnati si scontrano, quello caldo dell’uomo che contrasta con il pallore della morte, mentre le dee vengono ognuna rappresentata con una tonalità diversa che va dal verde al giallo al rosa.

Il colore segue un suo linguaggio anche nei panneggi, tutti diversi, tutti mobili e leggeri, che si avvolgono intorno ai corpi come avessero una propria volontà. Quello di Orazio, di un bianco accecante, perde ormai il suo ruolo di purezza e sembra si stia allontanando da lui, che lo voglia lasciare nudo davanti al suo peccato.

La scena è terribile perché l’azione del protagonista è terribile. Orazio pensa di punire la madre per un peccato e si ritrova egli stesso peccatore. Ecco cosa gli gridano le Furie senza sosta, che la sua azione irrimediabile l’ha irrimediabilmente dannato, che invece di punire il male è diventato egli stesso il male, perché ha ucciso il suo sangue, ha ucciso la fonte della sua vita.

Così la luce del quadro è tutta sui corpi, intorno c’è solo tenebra e anche la fiaccola in mano ad una delle dee non porta luminosità, anzi, evoca il tormento del fuoco.  La luce è quindi necessaria per mostrare la forza di tutte quelle emozioni, la rabbia delle Furie, il dolore di Clitemnestra ed il terrore di Oreste.

E’ un quadro amaro che però va conosciuto, perché dimostra come solo un artista che ci fa conoscere pienamente il bello, il buono e il delicato può spaventarci con la stessa efficacia dipingendo con completezza la vera dannazione, quella che non ha speranza, quella che non ammette redenzione.