La bellezza che non basta. Psiche che apre la scatola d’oro di J. W. Waterhouse


Ma l'arte serve? / lunedì, Settembre 17th, 2012

La storia di Amore e Psiche è una favola antica, una favola complicata e fitta di avventure, il cui tema centrale è l’amore di Psiche, una creatura umana ma dalla bellezza divina, e di Eros, appunto il Dio dell’Amore.

Proprio per la complessità della storia, inserita in quella più ampia de  “L’asino d’oro” di Apuleio, non sto qui a raccontarla, ma mi limito a commentare l’episodio che J. W. Waterhouse, pittore Pre-raffaellita come Bourne-Jones, rappresenta in questo quadro dai colori caldi e compatti, in cui ci restituisce una luce crepuscolare ed una natura arida addolcita da alcuni fiori delicati.

Qui una giovane e dimessa Psiche, fragile come i fiori che la circondano, reduce da tantissime disavventure, sta per incappare nell’ennesima. Contravvenendo alle indicazioni, infatti, sbircia in una scatola che le hanno detto contenere la bellezza di Proserpina e che lei dovrebbe riportare a Venere. Ma nella scatola non troverà quel dono meraviglioso, bensì una nebbia che la farà dormire finché non verrà salvata da Eros, che a quel punto intercede con Zeus e finalmente si decide a portarla come divinità nell’Olimpo.

L’episodio ricorda la storia di Pandora, anche lei vittima della propria curiosità, ma si arricchisce di un elemento a volte sottovalutato: la donna più bella del mondo, talmente bella da fare invidia a Venere stessa, è talmente insicura da voler prendere la bellezza di un’altra perché pensa che la sua non le basti.

Così il tema della curiosità punita passa in secondo piano, e ci ritroviamo a parlare della sicurezza di sé, del modo in cui ci percepiamo e del desiderio impossibile di piacere agli altri a tutti i costi.

Psiche cerca di riconquistare un amore che ha perduto senza pensare che potrebbe avere qualsiasi altro amore, in una sorta di ingenuità mista a brama istintiva si fa vincere dall’illusione che magari l’abbandono di Eros dipenda da lei, dal suo aspetto, dal suo non essere “abbastanza”.

Così è la paura quella che domina le sue azioni, non la curiosità, come era la paura di essere sposata ad un mostro che la spinge a contravvenire agli ordini del marito e a cercare di vederlo in volto mentre dorme.

Psiche non è sicura di quello che le dice il suo cuore, non si fida di se stessa, ed in parte non si fida neanche degli altri. Ha bisogno di una prova, ha bisogno di conferme e quando non arrivano compie azioni sconsiderate che le provocano altri danni.

La storia che propone il nostro pittore in una confezione di forme dolcissime e tenui racchiude quindi una morale molto più intensa, ovvero un monito a non farsi sopraffare dall’insicurezza, a guardarsi con stima, a riconoscersi per quello che si è ovvero un valore sempre unico e irripetibile che raramente ha bisogno del giudizio degli altri per riconoscersi.