La Pimpy e…la saga di Twilight


L'Ottimista / mercoledì, Novembre 23rd, 2011


Lo ammetto, io nel sogno romantico non credo più. Io penso che Romeo e Giulietta fossero due fessi, che i lucchetti con le iniziali attaccati sui ponti deturpino l’arredo urbano, che i due cuori e una capanna siano l’invenzione di qualche infido ingegnere che non sapeva costruire grattacieli.

Eppure, davanti alla saga di Twilight mi scatta qualcosa. È come uno strano bruciorino ai lati degli occhi, un leggero magone alla bocca dello stomaco, un senso di caldo dove dovrebbe esserci il cuore. All’inizio ho pensato che fosse indigestione, ma ho visto che i disturbi si ripresentavano puntuali alla lettura di ogni libro e alla visione di ogni film, quindi ho capito che forse il problema è questa tormentata storia d’amore tra una giovane donna normalissima ed il vampiro più figo della storia.

Perché è un dato indiscusso che Edward è l’equivalente del Principe Azzurro, anche se in questo caso sarebbe un non-morto succhiasangue. Ma non bisogna avere preconcetti.

Pensate di essere una ragazza nella media, una qualunque che non ha aspirazioni particolari, che non vuole diventare dottore, archeologa, modella, ma che vuole solo un ragazzo. Anche questo è molto nella media, non trovate? Ebbene questa giovane incontra uno che è: bellissimo, ricco, giovane per sempre, che non perderà mai i capelli, con una forza sovrumana, innamoratissimo, gentilissimo, che le fa tante coccole, con dei genitori con le sue stesse qualità…

Secondo voi, quanto ci deve pensare a sposarselo? Io già sarei con la penna in mano per firmare i documenti.

Solo perché si illumina come una lampadina al neon con la luce del sole, solo perché ha dei canini un po’ troppo sviluppati e non mangia i dolci non mi sembra che sia da considerare così severamente.

Pensate che proprio il tema nutrimento secondo me è un pregio fondamentale: vi siete rese conto che non gli si deve cucinare? Si procura la cena da solo! Non avrete il problema di ogni coppia media che vede il marito tornare a casa la sera dal lavoro, guardare la tavola vuota perché pure voi magari siete tornate dal vostro quattro minuti prima ed avete un mal di piedi indescrivibile e lui non può fare a meno di chiedere “Cosa c’è per cena ?” senza neanche baciarvi. Sapete quante tragedie sono scaturite da una cena non preparata?

Assodata quindi la prima parte del quesito: “È giusto stare con un vampiro”, affrontiamo la seconda: “È giusto diventare un vampiro?”

Sorvolo sul tema della dannazione, che non viene provata in alcuna parte del libro e che rimane un aspetto nebuloso legato a quello che è di per sé il problema “l’aldilà esiste?” per riprendere la visione pratica della situazione.

Alla protagonista viene prospettato questo, se diventa vampira le succederà:

1) di vivere in eterno con il suo amore eterno; 2) di non invecchiare mai; 3) di non ingrassare mai; 4) di vivere in eterno nell’agio e nella ricchezza; 5) di smettere di cucinare definitivamente, anche se il sangue però se lo dovrà procurare, ed effettivamente può essere scocciante se sei una persona molto pigra.

Sarà coinvolta in saghe violente, morti tragiche, situazioni disperate, ma chiunque vorrebbe una vita un po’ movimentata, non vi pare?

Quindi anche qui, il dilemma morale subisce una piccola scossa, ma vi ricordo, qualora vi capiti di trovarvi nella stessa situazione della protagonista di Twilight, che al momento della trasformazione dovete cercare di essere giovani, belle e magre, perché i chili e gli anni di troppo non ve li toglierà veramente più nessuno. Ricordarsi poi di verificare che il vampiro in questione abbia residenza in Svizzera, perché, oggi giorno, gli addetti al rilevamento del censimento sono dappertutto e sono peggio dei lupi mannari…

N.B. Si ringrazia Chiara Rocchi perl’illustrazione.

 

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