La Pimpy e…l’Amore ai tempi di Facebook


L'Ottimista / giovedì, Dicembre 1st, 2011

Cari amici, sono a corto di idee, credo sia l’aria prenatalizia, che mi fa diventare come Scrooge (cfr. protagonista del “Canto di Natale” di Dickens, quindi paragonabile ad un vecchio avaro di sentimenti e speranze), così ho deciso di riprendere un argomento che funziona sempre: la parola con la “A” maiuscola ed i suoi risvolti più misteriosi qui rappresentati in maniera cinica e antipatica.

Nello specifico, in questa occasione, parleremo del potere della bacheca di Facebook e del suo aspetto di lavagna magica del nostro animo a cui affidare gli sfoghi più improbabili e le figuracce epiche.

Qui rifletteremo su come uno degli oggetti più usati della nostra comunicazione nasconda risvolti di profondo significato sentimentale e diventi veicolo di emerite cavolate. Ma soprattutto, come la pagina del nostro profilo Facebook dedicata all’espressione dei nostri pensieri sia portatrice sana di metafore destinate all’assoluta incomprensione.

Guardando le bacheche degli altri ho sempre pensato che io sarei stata diversa, che avrei rappresentato il mio mondo di intellettuale sofisticata ed elegante attraverso canzoni di nicchia, foto d’autore, citazioni colte. Una delle tante speranze infrante nella mia vita.

Ho iniziato inserendo post come il link del monologo di Willy Smith in “Sei gradi di separazione” e sono finita alla citazione: “L’essenziale è invisibile agli occhi” de “Il Piccolo Principe”. E vi faccio notare che da “Il Piccolo Principe” a “Il Piccolo Pirla” ci vuole un attimo.

Senza rendermene conto sono passata dal ricercato al dozzinale, dal fatto su misura al commerciale, dall’impegnato al qualunquista. Questo perché, signori miei, cosa c’è di più semplice, scontato, serenamente facile e positivo dell’ “l’Amore”? Lo scivolone verso la banalità è impossibile da evitare.

Per non parlare delle immagini tenere, i cuori, i cuccioli o i bambini che nascono dai fiori, sono tutti sintomi di questa nuova e misteriosa malattia: il romanticismo telematico.

Ma non tutte le bacheche grondano di mielosa passione, ce ne sono altre che invece rappresentano le nuove pagine della settimana enigmista del sentimento.

Queste pagine ospitano contenuti occulti, doppi sensi, metafore, che vogliono rappresentare i messaggi inespressi del nostro “Amore”, ovvero quelle cose che non si riesce a dire a voce a qualcuno o che, peggio, una volta ascoltate ci illudiamo non abbia veramente capito.

Ora non ditemi che non é capitato pure a voi, almeno una volta, di “postare” (cfr. termine gergale che vuol dire “scrivere un post sulla bacheca”, ve lo spiego perché alcuni di voi so già che stanno immaginando un postino con la sua letterina in mano) una canzone pensando a qualcuno? di scrivere un aforisma poetico sperando che lo leggesse la persona giusta? di esprimere un desiderio augurandovi che “il vostro Mr. Big” (cfr. l’uomo-icona di una delle protagoniste di Sex in the City, ma questa precisazione spero proprio che me la potevo risparmiare), attraverso uno schermo lontano, non lo afferrasse per esaudirlo?

E questo linguaggio nascosto è motivato dalla natura stessa della bacheca che è un luogo pubblico, ovvero dove si mettono in piazza i nostri panni, e quindi siamo sempre tentati di stendere le magliette di una taglia in meno e il completino sexy mentre le mutande con l’elastico slabbrato le usiamo su Skype (metafora profonda, mi chiedo se l’abbiate capita, ma non resisto, la devo usare).

Così il messaggio nascosto ha terreno fertile, perché non possiamo trattenerci dal fare o dire qualcosa, ma siamo terrorizzati che tutti lo sappiano e le metafore si perdono in elucubrazioni che possono avere le sfumature più assurde. Tra gli esempi: Pedro Salinas, recitato da Fabio Volo, che dice: “se mi chiamassi, se mi chiamassi, tutto lascerei…anche un amore, per te che non sei il mio amore”. Cioè, io sto con una persona, ma penso ad un’altra. Ora, dico io, quest’altra non ha il dubbio che la pensi? Evidentemente no, visto che i “mi piace” sotto il post sono di mia madre, mia sorella e altre tre amiche. Quindi, quando avete voglia di scrivere: “Il modo tuo di amare è lasciare che io ti ami”, ricordatevi questo: nel poema di Pedro Salinas lui non la conquista, anzi, più poesie meravigliose dedica alla tipa e più prende solo portate in faccia.

Per le canzoni invece Jovanotti ne ha una per ogni occasione, vi cito qui “Tutto l’amore che ho”, come dire: io più di questo che devo fare? oppure “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”, dove è fondamentale il ritornello, che finisce appunto con “… siamo noi, io e te”. Anche qui, se la mette in bacheca una o uno che non ha fidanzato, il dubbio, a qualcuno, deve pur venire che non sia solo per il ritmo che viene postata. Per di più nel video si baciano tutti! Secondo voi un single depresso metterebbe mai un lungo elenco di immagini in cui sono altri a baciarsi? É come dire un maiale che si ferma davanti ad una macelleria e guarda le salsicce in vetrina!

Tutto ciò perché rifiutiamo di ammettere che forse, ma dico forse, se non sei il “mio amore”, 10 volte su 10 non capisci che sto parlando a te e col cavolo che chiami o rispondi. Così anche le probabilità di ricevere un cenno di vita si riducono drasticamente, anche quando ci basterebbe pure uno starnuto, ma fatto al momento giusto, per farci credere che magari non dico si sia aperta la porta, ma almeno leggermente dischiusa.

Ma il fondo ho iniziato a scavarlo con il post “ingarellato” seguito dal significato senza altri commenti. “Ingarellato” è un altro termine dialettale che va inteso come “preso”, “ossessionato”, “ingrippato”, del motore “che fa sempre lo stesso giro”. Come dire: scrivo a te, deficiente, che ti penso sempre, potresti magari fare attenzione alla mia bacheca e accorgerti che mi sto rivolgendo a te, che magari mi leggi anche ora e non capisci che tutti questi discorsi sono per darti una svegliata?

E poi trovi sulla sua bacheca un bel post con i complimenti che fa a un’altra, mentre il tuo, di commento, lo legge un altro, uno che non avevi calcolato, e questo pensa che sia rivolto a lui, e qui inizia un’altra storia…

2 Commenti a “La Pimpy e…l’Amore ai tempi di Facebook”

  1. e sì Pimpy, hai ragione, è quella la dura realtà delle ‘brave ragazze’, quelle che aspirano al paradiso mentre le ‘cattive’ vanno dappertutto (non l’ho scritto io ma Ehrhardt Ute e se lo dice una psicologa…. ). Già! perchè all’uomo piace la ‘stronza’ (si legga Sherry Argov nel suo ‘2.0 falli soffrire, gli uomini preferiscono le stronze’ , per un sano divertimento auto-stim(a)olante) nello stesso modo in cui alla donna piace il ‘bastardo’ (e quì la bibliografica non lascerà delusi, Koidl Roman Maria esperto di comunicazione l’ha capito bene), ma la terminologia quì è usata nel più elevato dei concetti e non in quello offensivo, ossia nel concetto di autostima più austero che prevede per la donna e l’uomo di raggiungere un concetto talmente elevato di sè che il sesso opposto (o il medesimo…dipende dai gusti) non è più un bisogno ma un accessorio, cosicchè all’opposto, l’altro/a si arrovella e si dimena per farsi notare, quasi come fanno negli aeroporti gli esponenti del tour operator che nell’intento di radunare il gruppo in arrivo, agitano un cartello per essere riconosciuti. Lo stesso lo fa’ la donna che lascia in ‘bacheca’ il post buttato tanto per fare (ma mica poi tanto per fare) come il pescatore butta un amo nell’intento e nella speranza che il (dico ‘il’) pesce abbocchi. Purtroppo non abbocca perchè è talmente indaffarato a dare la caccia a quella che sta fuggendo, che non ha tempo per guardarsi molto intorno, e infatti cosa capita? che abbocca il pesce sbagliato, proprio quello a cui la donna non stava pensando (ed è significativo), mentre il pesce ‘cacciato’ sta rispondendo al post di un’altra che con elevate probabilità non sta ‘postando’ per la sua attenzione bensì per quella di un altro. Morale della favola: l’uomo è cacciatore, lo è sempre stato e sempre lo sarà, e la donna è ‘preda’ ed una preda può essere cacciata solo se sta fuggendo, perchè? perchè l’uomo ama la sfida e la competizione, ama la caccia per il gusto di cacciare e poi poter vantare un trofeo, senza poi rendersi conto che quel trofeo, la sua preda, è stata proprio la sua cacciatrice, è lei che ha vinto e non lui. La ‘preda’ non è poi così indifesa, sapendo cosa vuole scappa e si fa’ cacciare, se stesse lì ferma ad aspettare, per l’uomo sarebbe come sparare sulla croce rossa e quindi la ignorerebbe. Alla fine è la preda, lei, che detta le regole del gioco. D’altronde le statistiche di marketing lo insegnano, la donna comanda in famiglia per il 70% nel mondo (fonte Ad Nielsen 2011) e la percentuale mi sembra molto elevata, sicuramente confortante.

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