La teoria dei colori


Ufficiosamente / giovedì, Ottobre 27th, 2011

Di solito il mio colore base è il nero. Sta bene su tutto e in ogni occasione ma soprattutto “sfina”. Per una piena di complessi e difetti oggettivi è fondamentale trovare un colore che garantisca la copertura della macchia di sudore da stress e renda il sedere piccolo. Inoltre ti dà un senso di austerità intellettuale, controllo ed eleganza. Tutte cose che bisogna imparare a fingere per farcela nella vita. Quindi ricordate un’altra massima fondamentale: “Se ti metti in nero non sbagli mai”. Io la seguo talmente diligentemente che ho addirittura problemi nella gestione dell’armadio perché, qualora sia in ordine (cfr. articolo pubblicato il 19 ottobre 2011), ho delle difficoltà a capire quello che vedo. I cassetti sono una macchia buia e le maglie tutte uguali. Idem per i vestiti. Certe volte passo dieci minuti a frugare cercando quel golfino con lo scollo a “v” per scoprire che era il primo piegato davanti a me. E ammetto che, nell’insieme, qualora non abbia un’espressione molto felice e i capelli non siano particolarmente luminosi, posso risultare un pochino “funerea”.

Ma il mio quadro monocromatico quest’anno è stato sconvolto da un colpo di fortuna: il colore della stagione è il petrolio! E con i miei capelli rossi questo inverno “spacco” (cfr. termine gergale per dire che avrò un successo strepitoso).
Ricordo con tristezza l’anno del beige, dovunque guardassi trovavo diverse gradazioni di questo colore che non è rosa, non e giallo, non è marrone, e alla mia carnagione chiara dava un’aria malaticcia e sofferente. Invece la stagione A/I 2011/2012 sarà l’anno della riscossa.
Il petrolio, per chi non dovesse saperlo, è un colore che non è verde e non è blu, ma sembra verde o blu a seconda di chi lo guarda. Si muove in un interregno di gradazioni dal tenue all’intenso che lo rende una delle tinte più versatili che esistano e delle più difficili da individuare. Di solito se non sai di che colore è quella maglia bellissima che vedi sul manichino è petrolio. Soprattutto in questi giorni.
Ma se da un lato tutto questo fiorire di capi del mio colore preferito in ogni vetrina mi scalda il cuore, dall’altro nella testa suona un campanello d’allarme. Se infatti diventa diffuso non avrà più quel valore di esclusivo, raro, eccentrico che è la componente essenziale della tendenza di moda. Ovvero, se lo portano tutti non vale la pena portarlo.
Quindi sto qui, a fissare un vestito che costa troppo e a domandarmi se sia il caso di comprarlo, perché non posso fare scelte sbagliate anche per questa stagione. Il pensiero va ad un piumino viola che non ho mai messo oppure ad un’altra giacca blu che ha talmente tanta polvere sopra da sembrare verde (cosa tra l’altro che ritenevo impossibile seguendo la teoria dei colori).
Queste immagini si sovrappongo alle stampelle che ho davanti, rimetto il vestito a posto e prendo una decisione di responsabilità: opterò per l’antracite. Antracite sta per grigio scuro. È una nuance che ha il pregio di costringerci a comprare sempre qualche altra cosa, poiché non può essere indossata senza un altro colore in abbinamento, per esempio un vestito ha bisogno di una cinta scura, altrimenti l’effetto sorcio è garantito. Quindi prenderò anche quella cinta, perché, non so voi, ma io tutto voglio, tranne che essere identificata con la femmina del topo.