La Teoria dello zucchero: uomini&dolci


Ufficiosamente / martedì, Maggio 31st, 2016

ciambellaTutti sanno che sono ghiottona, che parlo solo di cibo, che conosco tutti i posti dove andare a mangiare anche fuori Roma, che mi aggiorno sulle nuove aperture e mi tracanno tutte le versioni mondiali di Master chef, dal junior all’indiano. Tutti sanno che per me mangiare non è una necessità, è un modo di vivere.

La Teoria dello zucchero è il frutto di questa visione della vita ed è molto semplice: gli uomini sono come le pastarelle, ognuno ha una sua personalità che ci fa venire o meno voglia di assaggiarlo. E non faccio doppi sensi, ricordatelo, sono un tipo ammodino io.

Partiamo dal più sorprendente: l’uomo profitterol. Il profitterol è morbido fuori e duro dentro. Sembra che lo si possa tagliare con un cucchiaino, ma appena si supera quel ciuffetto di panna ci si accorge che senza coltello non si andrà da nessuna parte. Dispone di un carattere nascosto dal cioccolato che però tira fuori nel momento in cui è necessario dimostrarlo, per questo è per palati curiosi.

La crostata. Tutto righe di pastafrolla e precisione. Non ha sorprese, la marmellata sa di marmellata, non è troppo dolce anzi, ti impone di mangiarlo cercando di sbriciolare il meno possibile, altrimenti potrebbe risentirsi. E’ quel tipo di uomo che ti garantisce una base solida, ma una vita dentro una gabbia, di strisce di pastafrolla appunto.

La ciambella. Il fritto mette d’accordo tutti quelli che hanno un rapporto sano con il proprio corpo. E quindi l’uomo ciambella è equilibrato, sorridente, dolce. Ha quella spensieratezza di fondo che nasce proprio dal suo essere bucato al centro: nel buco di una ciambella passa un sacco d’aria che alleggerisce le idee.

Il bigné. Il bignè senza ripieno non ha senso, per questo alla fine è superficiale, distratto, anche egoista se vogliamo. In fondo misura tutto il mondo intorno al suo ripieno, che dovrebbe essere equilibrato, né troppo né troppo poco, ma raramente lo è. Così si guarda sempre dentro e non si accorge di quello che succede fuori. Alcuni di voi mi faranno notare che è la base dell’uomo profitterol eppure è solo un pallido ricordo senza quella copertura di cioccolato che ne copre il mistero e quella panna che gli dà sicurezza.

Il babbà purtroppo è sempre ubriaco.

La bavarese è un uomo senza spina dorsale, molle e senza dignità. Anche se ha una bella forma lucida, le fragoline o i pistacchi, ci vuole niente a spappolarlo. Con quella base di pasta sfoglia sottile come un foglio di carta, non ti dà neanche la soddisfazione di masticarlo mentre non lascia alcun ricordo particolare.

Il millefoglie, lo dice il nome, ha un sacco di sfumature. La pasta sfoglia e la crema discutono tra loro e lo rendono meno sorprendente del profitterol, ma per questo più rassicurante. Sai che è di sostanza, che ha le idee chiare, divise nettamente nei suoi strati, rigido ma non troppo in alcuni momenti, dolce e cremoso in altri, tutto sta nell’abilità con cui lo tagli, se non calibri bene la forza diventa un insieme di briciole, zucchero a velo e crema, ma se riesci a capire il punto dove infilare la forchetta il dolce arriverà direttamente al cuore.

Due parole sulle pastarelle “regionali”:

La frolla napoletana, ha due versioni: riccia e liscia. Simile per sensazione al profitterol, perché ci regala la sorpresa del ripieno, a seconda dell’involucro esterno ha un carattere tutto suo. Riccia è quella dell’uomo vistoso, attivo, che si arrotola intorno al suo impasto per la fretta di fare tutto, mentre la liscia è riflessiva, lascia che siano gli altri a scoprire se è buona. Una chiosa va data sui canditi: sono una nota di carattere, piccole manie, momenti di stravaganza che, appunto come i canditi, possono piacere tanto oppure venire sputati in un tovagliolo.

Il maritozzo con la panna, tipico romano. Sarebbe un dolce da colazione, e per quello forse è buono a tutte le ore. Semplice e lineare, con due ingredienti intorno a cui gira tutto: maritozzo e panna, punto. Quando te lo passano da dietro la vetrina e te lo trovi là il primo pensiero è sempre me ne pentirò “un momento sul palato e tutta la vita sui fianchi”. Eppure con solo tre bocconi è già finito e ti accorgi che non sei pentita per niente. L’uomo maritozzo è quindi un altro trucco: apparentemente impegnativo e di difficile digestione è invece fedele e leggero ma sopratutto facilissimo da amare.