La volontà degli oggetti


Ufficiosamente / lunedì, Ottobre 30th, 2017

In uno degli incipit che preferisco Fred Vargas racconta che gli oggetti hanno una volontà, una volontà a cui bisogna arrendersi. Lo penso ogni volta che perdo qualche cosa in casa, ovvero quando una cosa che mi serve decide di sparire e non farsi trovare finché non tornerà inutile.

Questo perché l’ordine della mia casa segue poche regole tra cui quella famosa per cui la facilità con cui qualche cosa mi capita sempre tra i piedi è inversamente proporzionale alla necessità di usarla che ho in quel momento. In poche parole, se mi serve non lo trovo ma se è inutile ce l’ho sempre davanti agli occhi. A seconda poi delle stanze della casa, gli oggetti creano una rete di alleanze e tecniche di guerriglia che rende ogni ricerca una battaglia a sé.

Iniziamo dall’armadio, se decido la mattina stessa la maglietta che voglio mettermi sicuramente è stata inghiottita dal mucchio degli altri panni, che la tengono in ostaggio in un loop temporale dietro l’anta, oppure ha attuato un complicato piano di mimetizzazione appiattendosi tra le pieghe degli altri vestiti e approfittando del fatto che metà di loro è nera. Questo fino a quando non decido di optare per la prima cosa che spunta dal mucchio, che sta male con tutto il resto e quindi mi costringerà a cambiami tutta. A quel punto, quando sono vestita e truccata, l’anta dell’armadio di solito si apre cigolando come in un film dell’orrore e vedo spuntare la manica di quello che mi serviva e che ora non mi serve più.

Una volta vestita passiamo in bagno, devo dire è il luogo più tenero con me, qui è difficile che perda qualcosa, anche se qualche volta le medicine per il mal di testa o il profumo tendono a spostarsi nelle pochette dell’armadio, quindi cambiando proprio ambiente non risultano reperibili fino al viaggio successivo, dove riappaiono al momento di fare la valigia.

La cucina è forse tra le più maligne, qui sparisce sempre l’utensile che ti serve per finire la mia preparazione. Il coltello, il tagliapasta, il cavatappi, o cose di cui non so il nome ma che chiamo “l’attrezzo per …” e il verbo adeguato, sono tutti protagonisti di interminabili cacce al tesoro nei cassetti. Qui ho notato che c’è molto affiatamento e coesione tra i diversi oggetti che si coprono volentieri tra loro, soprattutto i coltelli tendono a nascondere i compagni sapendo che vengono sempre toccati con circospezione.

I libri si allontanano dalle loro tane in libreria molto raramente, un po’ perché sono pigri un po’ perché preferiscono accumulare la polvere che andrebbe via col movimento. Mentre le penne, approfittando delle dimensioni favorevoli alla fuga cercano sempre di posizionarsi in interstizi tra i mobili o in fondo ai cassetti, ma di mobili lontanissimi dall’ultima volta in cui sono state viste.

E sempre nei cassetti si nascondono molto bene i rossetti, che rotolano silenziosamente da una parte all’altra della casa per rendersi irreperibili per mesi, fino a quando non saranno fuori moda per essere consumati, ma sanno che non saranno buttati perché sono nuovi e sarebbe comunque un peccato.

Anche le pochette hanno un ruolo importante nelle scomparse, perché sono capaci di contenere più oggetti contemporaneamente e sparire con loro. Di solito saltano di borsa in borsa finché non si è così svelti o determinati da bloccarle nel loro girovagare attraverso un raid che prevede lo svuotamento contemporaneo di tutte le borse che si possiedono. A quel punto si staccano dalla fodera nera in cui si erano appiattite e accettano con filosofia il proprio destino, anche se presto ci riproveranno, ne sono sicura.

Ma il più intelligente di tutti gli oggetti, quello che crea momenti di panico e disperazione con le sue assenze improvvise e repentine è sempre il cellulare. Questo sparisce sempre quando è in modalità silenzioso, gira per tutta la casa e si fa trovare ogni volta in una stanza diversa, poggiato in bilico su un mobile improbabile o nascosto da un vestito, un asciugamano, un cuscino. Qualche volta si posiziona anche sotto i mobili, ma sta scomodo, quindi preferisce adagiarsi anche in bella vista, usando una tattica di mimetizzazione più raffinata delle maglie nell’armadio perché utilizza le diverse angolazioni della luce. Si mette così in un punto dove comunque l’occhio fa fatica a vederlo, magari un po’ in penombra, o di sguincio sul cassettone, assumendo un’aria innocente, come si trovasse là per caso. Ma non fatevi ingannare, non è innocente come vuol far credere, ogni volta che sparisce lo fa per un motivo, di solito è perché devo ricevere una telefonata da un’amica che non sento da mesi, o perché devo uscire di corsa, e lui lo sa prima di me. Lo fa per manie di protagonismo, perché vuole sentirsi al centro dell’attenzione, non bisogna quindi arrabbiarsi più di tanto ma anzi è importante fare finta di niente, sorvolare sull’accaduto, e ricordarsi di tenere la suoneria alta, con quella ha più difficoltà a scapparvi da sotto il naso.