La volontà delle cose perdute


Ufficiosamente / lunedì, Novembre 5th, 2012

Le cose hanno una propria volontà e se non vogliono farsi trovare, se decidono di nascondersi o peggio, lasciarci, non possiamo farci molto.

Le cose che mi abbandonano con maggiore sistematicità sono gli occhiali da sole e gli ombrelli. Gli ombrelli decidono di abbandonarmi sempre nel momento del bisogno, ovvero quando piove, allora mi accorgo che si sono persi, lasciati nei posti più scontati, come i negozi, o sull’autobus, o semplicemente si sono fatti prendere da qualcun altro, una volta poggiati in qualche portaombrelli.

Gli occhiali spariscono in inverno, in modo tale da non far sentire la propria mancanza per parecchi mesi. Le penne non fanno in tempo ad entrare nella borsa, o sulla scrivania, che partono per altri lidi, forse più accoglienti, forse irretite da altre matite, che le portano nel “mondo dei colori”.

Ma le cose che decidono di perdersi a volte sono anche più preziose, a volte sono documenti, che mi fanno scervellare per giorni per poi riapparire dove li avevo cercati la prima volta, a volte anelli, anche loro mi tirano sempre qualche scherzo e riappaiono quando meno me lo aspetto.

Altri burloni sono i vestiti, hanno questa capacità, che mi fa impazzire, di mimetizzazione nell’armadio. Se cerco un maglione ed ho fretta posso anche non aprire il cassetto, lui non sarà là dove ricordo di averlo lasciato, ma riapparirà magicamente appena ne cercherò un altro, mettendosi in mezzo e facendomi perdere tempo.

Di solito più sono piccoli più sono svelti a scappare, gli aghi sono rapidissimi a volatilizzarsi, e a lasciare la leggera inquietudine che potresti trovarteli infilati dolorosamente in qualche parte del corpo. Anche i bottoni seguono gli aghi, ma sono innocui.

Le chiavi di casa si perdono quando non vogliamo veramente tornare a casa. Ci avvertono ma di solito non le ascoltiamo. Così, dopo un po’, si fanno trovare appoggiate su una panchina o su un muretto, rassegnate al destino di incomprensione che le contraddistingue.

L’abbonamento dell’autobus si perde solo quando dobbiamo prendere la metro ed è indispensabile per accedere ai varchi, ci lascia davanti a quelle malefiche porte trasparenti mentre dietro si forma una fila di gente sempre più nervosa che ha biglietti fedeli e vuole usarli.

Nonostante sia un oggetto molto rumoroso, il cellulare è un’altra cosa che decide di abbandonarci creando grande scompiglio. E’ quasi come quando ci abbandona un fidanzato, anzi è peggio, perché il fidanzato non ha tutti i numeri di telefono degli ex-fidanzati. Solo chi ha frugato nelle tasche, nelle borse, guardato dietro i mobili o ripercorso le strade attraversate nei giorni precedenti può comprendere la sensazione di freddo smarrimento, anzi tradimento, data dalla perdita del proprio telefono. E di solito, quello, è più difficile che torni in dietro, tranne se hai bloccato la scheda, cambiato numero e comunicato a tutti di cancellare quello vecchio, allora ci sono ottime possibilità che te lo porti uno sconosciuto o che lo ritrovi nella tazza del water, e non mi chiederei come c’è finito.

Le cose hanno una propria volontà, che noi non vogliamo vedere, tranne che per i palloncini, loro sono l’eccezione. Loro vogliono volare e siamo noi a liberarli.

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Un Commento a “La volontà delle cose perdute”

  1. Con i soldi che ho speso per ricomprare ombrelli smarriti, rubati, rotti alla prima apertura, prestati e mai più tornati, potrei andare in vacanza per qualche giorno!

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