L’amore nella vita di Giuseppe Pellizza da Volpedo


Ma l'arte serve? / giovedì, Maggio 22nd, 2014

Giuseppe Pellizza da Volpedo l'amore nella vitaNel periodo successivo al compimento e alla prima esposizione pubblica de “Il Quarto Stato”  (il quadro che avverte il mondo che la società sta cambiando, che operai e contadini stanno prendendo coscienza della propria condizione e che ricorda che la lotta di classe è alle porte) l’autore, Giuseppe Pellizza da Volpedo, reagisce alla delusione per la freddezza che lo accoglie rifugiandosi nella tecnica divisionista, ispirata direttamente a Previati, e usandola per dare forma ad un mondo di sentimenti e speranze che vorrebbero essere per lui valori assoluti della vita.

Così concepisce un pentittico, ovvero un insieme di cinque quadri, che hanno come tema comune l’amore nella vita. Il lavoro rimane incompiuto e rende difficile capire il percorso che voleva proporre l’artista nel suo insieme, ma sembra chiaro quello che vuole raccontare in questo quadro che dà il titolo al gruppo.

In una luce che richiama un tramonto estivo, un uomo ed una donna camminano vicini immersi in un paesaggio di campagna. La natura è tanto fitta da non lasciare spazio al cielo, ed anche il fondo è occupato da una collina alberata.

I personaggi sono circondati dallo scenario ma non ne sono sopraffatti anzi, la natura sembra aprirsi davanti a loro come in un movimento di onde. La vegetazione è fiorita e vitale e vive in un dialogo con i personaggi dato dal comune raggio di luce dorata che sfiora i bordi di tutte le forme.

La coppia ha un volto indefinito, rappresenta l’unione perfetta dell’uomo e della donna a loro volta compenetrati nella natura, e forse anche per questo non è chiaro dove punti il loro sguardo, ovvero se si guardino o guardino il paesaggio intorno.

Quello che rappresenta Pellizza è quindi racchiuso proprio in quel “nel” che usa per il titolo, non si parla di amore “della” vita, ma amore compenetrato appunto “nella” vita. L’artista cerca, attraverso la sua indagine sulla luce e la scomposizione dei colori, di esprimere il luogo materiale dove si incontra l’amore, che in questo quadro assume una forma materica e sensoriale, forse personificato proprio in quella luce dorata che copre le cose.

All’alba del Novecento Pellizza da Volpedo intravede le ansie del secolo che cambia, avverte le spinte emotive e sociali che guideranno il futuro, e forse per questo si ferma e cerca di “gridare” una sorta di monito, cerca di ricordare la sostanza che è nelle cose, invisibile, ma non per questo meno reale: l’amore è dentro le cose e le persone, basta fermarsi ed ascoltarlo per vederlo, perché allora illuminerà tutto.

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