L’arancio di Arturo Noci


Ma l'arte serve? / lunedì, Maggio 7th, 2018

Nel 1912 un gruppo di “dissidenti” in polemica con la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti a Roma dà vita alla “Secessione”, ovvero un gruppo di artisti che si ritengono più “moderni” degli altri e che cerca di ricavarsi un proprio spazio riunendosi a sua volta in una comunità che vuole proporre un modo diverso di fare arte.

Tra i fondatori troviamo Arturo Noci, che nella mostra “secessionista” del 1914 presenta un quadro considerato l’apice della sua esperienza divisionista: L’arancio.

Il divisionismo viene inteso nell’ambiente romano come un espediente tecnico per ottenere effetti cromatici vivi e luminosi e questo quadro ne è un esempio perfetto: il gioco ironico del titolo non si riferisce solo al frutto tenuto in mano dalla modella, ma soprattutto al colore dominante della scena, declinato in ogni forma del quadro in un’infinità di tonalità.

La scena restituisce un momento di quotidianità borghese, una giovane vestita alla moda con vicino un quaderno di studi immortalata in una pausa, seduta sul bracciolo della poltrona, anch’essa dal taglio “moderno”, in una posa che dovrebbe essere un po’ instabile ma che è ammorbidita dalla resa scura della gonna.

Quindi il vero protagonista è il colore, caldo e brillante, che apparentemente sembra concretizzarsi accidentalmente nelle forme ed essere lui stesso la fonte della loro esistenza. Forme gradevoli, anzi confortevoli, che l’arancio anima con la propria vivacità creando una composizione che diventa una sorta di balletto di luce dove ogni oggetto si compone attraverso la declinazione infinita di un singolo elemento.

La pennellata non è solo un espediente tecnico, diventa indispensabile per la composizione, sfalda i bordi e li ricompone con una fluidità corposa e decisa.

Ogni colpo di pennello guida l’arancio verso la sua posizione nell’immagine e nello stesso tempo ne è guidato, e la storia che il pittore racconta, alla fine, non è solo quella di un pomeriggio romano ma soprattutto quella di un artista che cerca di dominare la luce, di piegare un colore al suo desiderio, attraverso la forza e la gentilezza.

Così L’arancio non diventa più solo un quadro, ma anche il bellissimo trofeo di Arturo Noci, che riesce a vincere la sua battaglia personale con il colore ed esprime la sua soddisfazione negli occhi della giovane, che guarda senza timore lo spettatore e sbuccia l’arancio che ha tra le mani con sicurezza, perché il colore è domato e può essere “sbucciato” nelle sue tonalità, come il frutto, che è arancio anche sotto la buccia, ma un arancio diverso.