L’assassinio di Roger Ackroyd (1926)


Riscoprendo Agatha / giovedì, Giugno 9th, 2016

assassinio di Roger AckroydFinalmente, lo devo ammettere, ho trovato un romanzo che mi piace tantissimo! Mi piace l’ambientazione: un villaggio della campagna inglese, i personaggi: alta borghesia che si mischia con la servitù, mi piace l’idea: un delitto banale, ovvero un uomo ricco che muore con una coltellata nel suo studio, che si trasforma in una ricerca serrata dell’indizio, della contraddizione, insomma della verità.

Poirot è già in età da pensione, il capitano Hastings se ne è andato in Argentina, così si ritrova a indagare su un delitto quando in realtà si era ritirato per coltivare zucche.

Il nostro piccolo belga è nato da meno di un decennio e già Agatha sembra stufa di averci a che fare, o meglio, pensa che la figura di un pensionato, non interessato alla carriera o al successo, ma concentrato sulla purezza dell’enigma da sciogliere, sia il detective migliore per i suoi romanzi, e non posso che concordare con lei.

Poirot, forse perché non più filtrato dallo sguardo troppo ingenuo e a volte geloso del suo amico, è più calmo, più efficace, meno “macchietta” che nelle storie precedenti. La lente del dottor Sheppard, che sostituisce Hastings come voce narrante e spalla, mostra un cambio di stile importante, come se fosse arrivata quella “sostanza” che mancava ai testi precedenti.

Mentre cerchiamo di mettere ordine nei minuti, negli spostamenti, anche nei nomi in alcuni casi, non possiamo fare a meno di apprezzare i personaggi “imperfetti” che ci regala, e per questo dolcemente reali, con i loro problemi, le ansie, il desiderio di piacere al prossimo e, nello stesso tempo, di salvarsi dai propri errori.

Non ci si annoia mai leggendo “L’assassinio di Roger Ackroyd”, perché Agatha presenta un caleidoscopio di azioni che cambiano a seconda della prospettiva, e finalmente fa quello che sa fare meglio senza la timidezza dei primi libri: indagare l’animo umano.