Ma l’arte serve?

Ognuno vive l’arte come vuole. Se frugate nel mio blog troverete pezzi umoristici e pezzi d’arte, non troverete mai pezzi umoristici che parlano d’arte. E non perché  non lo saprei fare, ma perché ho scelto, coscientemente, di non farlo.

Il sorriso è sempre una strada per il cuore, ma deve essere un sorriso intelligente, che non si basi sull’equivoco che confonde le intenzioni dell’artista e lo sguardo degli ingenui, su stereotipi facili, sul ludibrio dei semplici, sul ridicolo dei sentimenti e dei valori.

Perché per me l’arte è un valore.

Quello che faccio in questo piccolo spazio virtuale è cercare di comunicare agli altri la mia visione dell’arte come componente della bellezza del mondo. Cerco di sorprendere comunicando una visione differente, spesso personale, di quello che possiamo incontrare se ci fermiamo un attimo a guardare, perché la sorpresa è uno dei piaceri della vita e va cercata molto più di quello che facciamo normalmente. Così, in ogni pezzo, implicitamente, rispondo alla domanda della categoria che contiene gli articoli, “Ma l’arte serve?”, con: “Si, serve a sorprenderci”.

Una scelta che può sembrare una spocchiosa presa di posizione intellettuale e forse hanno ragione, nel senso che la presa di posizione è basata su un ragionamento, un ragionamento fatto nel momento in cui ho deciso che la storia dell’arte avrebbe fatto parte della mia vita e che avrei voluto diffonderne la conoscenza come conduco la mia vita: in modo onesto, seguendo i miei principi.

Ma perseguire i principi è faticoso e qualche volta mi sento anche un po’avvilita, mi viene in mente il pezzo sulla “Fortuna che premia l’Ignoranza”, perché la leggerezza ha un altro spessore, uno spessore che deve far sorridere, non beffare, e che non viene premiata quando mi trovo costretta a scrivere questo pezzo per spiegare quello che faccio. Oppure sono solo invidiosa perché, ancora una volta, la strada che mi sembra più giusta non è quella condivisa e premiata.

Perché va chiarito che io scrivo ora per spiegare quello che faccio io, non quello che fanno gli altri, senza alcuna vena polemica, perché ognuno è libero di scrivere, pensare, dire quello che vuole, ed essere anche frainteso, perché a me è capitato spesso di essere fraintesa nei pezzi umoristici, quindi sono la prima a dire che le opinioni sono come gli occhi, ognuno ha i suoi.

 

Un Commento a “Ma l’arte serve?”

  1. Ernst Gombrich, nel suo ‘The story of art’ scrive: “Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi pubblicitari per le stazioni della metropolitana, e nel corso dei secoli fecero parecchie altre cose. Non c’è alcun male a definire arte tutte codeste attività, purché si tenga presente che questa parola può significare cose assai diverse a seconda del tempo e del luogo, e ci si renda conto che non esiste l’Arte con la A maiuscola che è oggi diventata ridicola e spaventosa.”
    Dino Formaggio, più semplicemente, afferma che “arte è tutto quello che gli uomini chiamano arte”.
    Tornando alla tua domanda “Ma l’arte serve?”, io direi che serve a fornirci una delle molte chiavi di lettura del mondo, serve a ciascuno nel modo in cui ciascuno la utilizza, la interpreta, la comprende. Miliardi di modi per miliardi di persone tutte diverse l’una dall’altra.

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