Ode alla cioccolata


Ufficiosamente / lunedì, Novembre 23rd, 2020

La cioccolata è una delle poche certezze che possiamo avere nella vita. Nel momento dello sconforto lei ci sarà sempre, ci avvolgerà con il suo abbraccio caldo e corposo e ci regalerà quella sensazione di sicurezza e calma che solo lo Xanax, oltre a lei, riesce a dare con tanta disinvoltura.

E’ talmente affidabile che ci segue durante tutto l’anno, anche l’estate quando potrebbe essere a rischio scioglimento si trasforma in gelato o, per i più raffinati, in cremolato. E pur di starci vicino si inserisce anche negli altri gelati sotto forma di scagliette o copertura croccante.

Ma non ha tutta lo stesso carattere: se quella al latte vuole essere la più equilibrata, perché cerca di piacere sempre a tutti, la fondente possiede un gusto forte e amarognolo che dimostra la volontà di distinguersi, mentre la bianca è quella più sdolcinata, che si confonde con la panna appena può e perde di consistenza nei dolci più elaborati, dove si dice che c’è il cioccolato, ma essendo bianco non lo si identifica subito come tale.

Per la crema alla nocciola c’è poi un capitolo a parte, perché il rapporto con la nocciola è un po’ come quello del pane con la marmellata, sono elementi buoni da soli ma che quando si incontrano creano qualcosa di nuovo e irripetibile e possibilmente spalmabile.

In inverno la cioccolata calda, possibilmente con panna, racchiude una serie di significati consolatori di potenza epica, perché non solo elargisce zuccheri, ma soprattutto calore, un calore che neanche il cachemire riesce a darci e che se siamo astemi non potremmo mai conoscere altrimenti.

Solo lei riesce a renderci felici con tanta disinvoltura ed è proprio perché la gente odia chi è felice che i pregiudizi la vogliono come la causa della ciccia in eccesso e la demonizzano come un male da evitare se si vuole perdere peso. Ebbene io mi alzo in piedi e rispondo ai detrattori della cioccolata che sono degli ipocriti insipidi e masochisti che odiano se stessi e gli altri proprio perché sono i primi a negarsi un bene tanto prezioso.

Perché quel tocco di Toblerone che ti stacchi con il coltello la sera dopo una giornata in cui ti hanno flagellato manco fossi stato Spartaco, la cioccolata della merenda quando sei senza termosifone o in un posto ostile e cerchi rifugio in un bar, la torta al cioccolato cucinata per dimenticare una delusione amorosa, il cornetto ripieno di nutella per colazione perché almeno ti lascia un sapore buono in bocca prima di affrontare la lista delle rotture di palle della settimana, sono tutti piccoli momenti che decidiamo di prenderci per noi stessi, complice un’amica silenziosa che, appunto da vera amica, ci porge la mano quando vede che stiamo inciampando, e resta in silenzio mentre camminiamo insieme verso la stessa meta: dimenticare quanto è amaro il mondo e quanto (giustamente) odiamo tutti.