Olivo Barbieri. Immagini 1978-2014


Ma l'arte serve?, PiantataStorta Contemporanea / martedì, Settembre 8th, 2015
Roma04 003
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Ieri ho visto una bellissima mostra al MAXXI: Olivo Barbieri. Immagini 1978-2014.

Olivo Barbieri (classe 1954) è un fotografo che dalla fine degli anni Settanta indaga la forma e l’iconografia della città contemporanea intesa come piattaforma di partenza per una ricerca viva e curiosa sulla nostra percezione della realtà.

Attraverso il “fuoco selettivo”, che oggi crediamo sia stata un’invenzione dei filtri di Istagram, ma che invece lui inizia ad utilizzare negli anni Novanta, ovvero una tecnica di messa a fuoco che evidenzia solo alcuni elementi dell’immagine lasciando volontariamente sfocato il resto della scena, Barbieri inaugura un nuovo modo di percepire il mondo.

Grazie anche a volontari errori fotografici , scene apparentemente semplici, paesaggi architettonici, eventi, immagini di folla, si trasformano in una sorta di modellino onirico in scala.

Guardando i campi di calcio, le persone e gli edifici delle città, abbiamo l’impressione di vedere una sorta di umanità di plastica, finta e minuscola, che viene creata per l’occasione dal fotografo, e non sbagliamo poi di molto.

Attraversando le varie sezioni che mostrano i diversi momenti della sua ricerca artistica, ci rendiamo conto che il fotografo non cerca la verità dell’immagine intesa come fredda documentazione, ma non vuole neanche modificarne il significato profondo. Nel suo scatto esprimere una percezione alternativa di un concetto comunemente inteso che indaga i processi interni del vedere e del conoscere.

Il tutto illuminato da una luce chiara, pulita, dove le ombre hanno un ruolo di contorno che serve a favorire la percezione del rimpicciolimento delle distanze e delle dimensioni mentre i colori sono compatti, a restituire l’impressione di superfici lucide e plastiche.

Ecco quindi che ci rendiamo conto di come l’uomo qui sia un protagonista emotivo e non visivo, non troviamo la necessità di ritrarre individui o personalità singole, mentre le storie degli uomini sono raccontate da quello che essi hanno creato per esempio, appunto, le città. Nelle scene apparentemente “inanimate” siamo protagonisti e fruitori costanti, perché il ruolo, l’interpretazione, la fruizione stessa di chi guarda è la spinta creativa dell’immagine.

Pur ammirando senza riserve le immagini  delle metropoli, che sono considerate le più esemplificative della sua carriera, la sezione che ho preferito è stata quella dedicata alle riproduzioni dei quadri degli Uffizi, anch’essi reinterpretati attraverso il “fuoco selettivo”. Le opere qui esprimono un’emotività che invece le architetture non restituiscono e che è bello incontrare perché si percepisce con più sicurezza l’indicazione forzata del punto scelto da Barbieri  per lo sguardo dello spettatore.

Infine la mostra presenta con chiarezza le istanze delle sue opere anche attraverso una ricca sezione bibliografica, che ho molto apprezzato perché dimostra la volontà dei curatori di ricordare il valore del libro nella diffusione della conoscenza della fotografia.

Avete tempo fino al 15 novembre per andare a vederla, ve la consiglio.

per info

http://www.fondazionemaxxi.it/events/olivo-barbieri-immagini-1978-2014/