Osare non è mai fatale – Tintoretto, pittore ardito


Ma l'arte serve? / martedì, Aprile 17th, 2012

“Osare non è mai fatale”. Lo diceva René Crevel, ma sicuramente lo pensava Jacopo Robusti, più comunemente conosciuto come il Tintoretto, che ha vissuto una vita all’insegna dell’azzardo.

Nella metà del Cinquecento ha esordito non facendosi pagare per le sue opere, ma lavorando a prezzo di costo, ha studiato in pratica da solo, senza andare a bottega, e si è messo sul mercato a diciotto anni proponendo una visione della pittura intellettuale e costantemente ardita, ma mai eretica.

Nella sua lunghissima e fortunata carriera, durata quasi cinquant’anni, ha dimostrato che la forza dell’idea può eternare il pensiero artistico e vincere il preconcetto regalando ai posteri opere di inteso sentimento e stupefacente forza visiva.

Racconta così, nel miracolo dello schiavo, un Santo che interviene a salvare un devoto, colpevole di aver disobbedito al padrone per sciogliere il voto, ed insieme racconta la concitata storia del potere temporale sconvolto dalla potenza del divino. Racconta l’umile che trova un protettore ultraterreno come a ricordare che Dio è presente nella vita quando meno che lo aspettiamo e che la speranza rende il povero più potente del ricco.

In una costruzione prospettica teatrale, fatta di quinte che si susseguono in uno spazio irreale e profondissimo, due gruppi di personaggi si fronteggiano davanti al miracolo che si sviluppa al centro, dal basso verso l’alto.

La folla è intorno al giovane nudo, lo schiavo appunto, i ferri della tortura infranti, mentre San Marco, il santo invocato, che scende dal cielo e si pone in una prospettiva di tre quarti che lo rende reale e potente, corpo tra gli altri corpi.

Un tema iconografico sviluppato in modo innovativo, ma partendo da una tradizione che non è negata anzi, migliorata, perché l’azione visiva, nel suo essere ardita, è coerente e rispettosa. Ecco la vera forza di Tintoretto: non avere paura di seguire la propria strada, ma scegliere una strada in cui si crede, perseguirla per convinzione, non per convenzione.