Passata la festa, gabbato il Santo


Ufficiosamente / giovedì, Gennaio 2nd, 2014

alberoQuest’anno vi aspettavate i soliti pezzi su Natale e Capodanno, e invece niente, non ho scritto niente. Ho provato, giuro, ma non mi è venuto nulla di spiritoso o interessante che non avessi già detto.

Del resto le ricorrenze tradizionali sono un coacervo di luoghi comuni, una volta che hai scritto a Babbo Natale, che hai parlato dello shopping e dello “Spirito Natalizio”, che hai fatto ironia sulla Befana e parlato dei buoni propositi per l’anno nuovo, che sono sempre gli stessi, che altro puoi fare?

Quindi ho deciso di parlare di come ci si sente dopo, quando i regali sono scartati, i botti scoppiati e i piatti da lavare.

La prima cosa fra tutte: ci si sente gonfi. Gonfi di cibo, naturalmente, che continua a spuntare dai luoghi più impensati, ciotole di torroncini e cioccolatini che si spostano dai tavolini del salotto ai comodini della camera da letto, cotechini che vengono riciclati in risotti, paste e frittate, mentre i panettoni diventano la colazione dei campioni e via così.

Ma siamo gonfi anche di sentimenti, soprattutto per i parenti, verso i quali siamo stati sovraesposti e che ci fanno sempre provare un insieme di voglia di fuggire e di senso di colpa, appunto perché li sopportiamo a piccolissime dosi.

E siamo anche sgonfi, perché se siamo gonfi di aspettative per ogni singolo giorno di vacanza che ci possiamo godere, ci sgonfiamo di botto appena ritorniamo seduti alla scrivania, in ufficio.

Nello specifico ogni singolo problema diventa pesante come un macigno e tutto il riposo che credevamo di aver accumulato svapora nel tempo della pausa caffè, dove si affollano i ricordi dei giorni passati fuori di là, liberi e belli.

Guardiamo con malinconia i negozi in attesa che inizino i saldi e vediamo i regali che abbiamo fatto già con il 30 % di sconto rispetto a quello che abbiamo pagato noi. E poi contempliamo i regali che abbiamo lasciato ancora impacchettati perché li vorremmo cambiare, ma soffriamo di grande “pesantezza di terga” e non ci va proprio di andare al negozio.

Quando si riesce a superare la pigrizia e si decide di andare a cambiarli, naturalmente non si trova niente di decente con cui sostituire l’orrido capo di abbigliamento che si è ricevuto, o il libro che hai già, o la penna che non funziona. Ma se ti va bene ti fanno un buono, che perderai nei vari cambi di borsa o portafogli.

Un capitolo a parte costituisce lo smontaggio delle decorazioni, che mette sicuramente malinconia, ma che porta anche notevoli disagi. Qualora si usi qualcosa di “vero”, tipo l’albero, si troveranno aghi del suddetto distribuiti in ogni dove, anche tra le lenzuola. Mentre, se crediamo di esserci salvati con l’uso del “sintetico”, una volta smontato ci renderemo conto che non rientra più nella scatola da cui è uscito, cosa che del resto fanno tutte le decorazioni che abbiamo montato.

Le Feste quindi ci riempiono e ci svuotano, il portafogli sicuramente è drammaticamente più leggero, i fianchi più larghi, le tisane depuranti sostituiscono le bocce di vino mentre ci rimane sempre una sorta di languorino che nasce un po’ dal desiderio che duri ancora più a lungo quell’euforia del momento speciale, ma anche dallo stomaco, che si è inesorabilmente allargato.