Risposte che non si vogliono dare a domande che non si vogliono sentire


Ufficiosamente / lunedì, Aprile 27th, 2015

urloEsistono domande a cui non si vuole rispondere, non solo perché a volte non si conosce la risposta, ma molto spesso perché sono imbarazzanti, ho deciso di aiutarvi fornendo delle risposte interlocutorie che disorientino l’inquisitore di turno così da liquidare sbrigativamente l’interrogatorio e passare oltre l’ostacolo.

 Si inizia in età scolare.

  • Ti piace la scuola?

Se si risponde in modo affermativo si passa per secchioni ad un passo dal narcisismo antisociale, e si rischia un approfondimento sui voti e sulle materie preferite,  se si dice la verità, ovvero che non ci piace andare in un carcere gestito da adulti dove il bullismo e lo studio sono equiparabili alla tortura, si passa per asini. Ecco perché conviene rispondere “A volte”. Con “A volte” si rappresenta un passato nebuloso pieno di possibilità, ricordi, aneddoti, che scoraggiano chi fa la domanda perché ha poca fantasia.

  • Ti piace la maestra?

Ora la domanda è diventata a risposta multipla, perché le maestre sono aumentate, quindi accordare la propria preferenza ad una piuttosto che ad un’altra implica uno sbilanciamento che potrebbe condizionare proprio l’andamento scolastico, quindi la risposta è “Mi piacciono tutte”.

  • Vuoi più bene a mamma o a papà?

Di solito viene fatta in presenza di uno o entrambi i genitori, e ci costringe ad affrontare un dramma interiore lacerante che ci porteremo dietro per tutta la vita. Come scegliere il genitore che amiamo di più? È come cercare di dire a quale parte del nostro corpo rinunceremmo (non ci pensate, se vi viene in mente qualcosa potremmo entrare in un discorso autodistruttivo da psicanalisi). Bisogna essere rapidi, non farsi coinvolgere dall’introspezione e dire senza esitazione “Uguale a tutt’e due”. Siamo sicuri che non sbaglieremo, certo, se nel contesto uno dei due genitori dovesse tentare la corruzione con regalie o promesse di benefit finanziari vi concedo di pensarci ancora un attimo e farmi corrompere, di questi tempi è una pratica che si può fare solo in famiglia.

  • Hai il fidanzatino?

La domanda “Hai il fidanzatino/fidanzato” te la porterai dietro fino ai 25 anni, quando non te la faranno più perché la risposta negativa sarebbe troppo spiacevole anche per chi la fa e ti classificherebbe già nel magico mondo delle zitelle. E’ una domanda imbarazzante perché potrebbe implicare informazioni personali non a conoscenza della famiglia, coinvolgere persone conosciute, contenere descrizioni del fidanzatino che non si vogliono dare, soprattutto se in cuor nostro sappiamo che è impresentabile. E’ una di quelle domande che possono portare a qualche disastro inaspettato e per questo, pure se diciamo che è difficile rispondere per timidezza, in realtà lo è per puro istinto di sopravvivenza. In questo caso la cosa migliore è tirare fuori un sorriso rassicurante e dire “Frequento una persona”. Stronca il desiderio di sapere se è una cosa seria perché sottintende proprio la seconda parte del pensiero “ E saranno benemeriti cavoli miei”.

Ma le domande non finiscono qui, si cresce, e le possibilità di sentirsi chiedere qualcosa che non vorremmo sentire crescono esponenzialmente.

  • Lavori?

Da qui, se la risposta è affermativa si allargherà alle altre indagini su dove, con chi, quanto guadagni, se ti piace il lavoro, se conosci qualcuno che qualcun altro conosce. Se non lavori ti chiederanno che cosa stai facendo per rimediare, quali sono le tue aspirazioni, perché non ti fai aiutare magari chiamando lo zio del cugino del nipote ecc… Non rimane che giocare la carta del “E’ un momento impegnato”. Così potrai essere impegnato sia a lavorare che a grattarti le ginocchia, ma sicuramente non a rispondere alle domande successive.

E se poi hai superato il fidanzamento, con la domanda “Quando ti sposi” a cui suggerisco il sempre valido “Ci stiamo pensando” e arrivi al matrimonio non potrà mancare più gettonata di tutte:

  • E allora quando fai un figlio?

Ci sono un sacco di motivi per non fare un figlio o a causa dei quali non si fa un figlio, a volte sono voluti, altre volte no, ritengo sia la domanda più antipatica che si possa fare, quindi bisogna rispondere con la frase più determinata che abbiamo: “Sono a disposizione della volontà di Dio, verrà quando lui vorrà.” Davanti a Dio cala sempre il gelo, soprattutto se sanno che sei atea.

dedico il pezzo a Lucia, Musa in questa occasione