La deriva dei fazzoletti


Ufficiosamente / venerdì, Giugno 1st, 2012

Mi sono raffreddata. Mi sono raffreddata sia perché c’è il cambio di stagione e mia madre dice che io mi ammalo ad ogni cambio di stagione, lo dice lei quindi sarà vero, sia perché, con spregio del pericolo, sono andata a ballare e ho preso freddo dopo una sudata pazzesca.

Quindi diciamo che non posso dare tanto la colpa agli Dei per la mia condizione di incimurrita, ma anche, in parte, ad una improvvisa incoscienza adolescenziale che, giustamente, superati i trentacinque si paga.

Mi trascino in giro, casa, lavoro, qualche appuntamento, con fazzoletti di carta, acqua di Sirmione, tachipirina e la speranza di non crollare svenuta per mancanza di ossigeno visto che non respiro bene da circa una settimana.

Ho il naso modalità clown, e io odio i clown. Vengo annunciata da una tosse grassa e sonora, per non parlare del tono di voce, lo definisco profondo per dargli una parvenza di sensualità, in realtà sembro Kermit la rana dei Muppet. E sempre per questo problema di occlusione, quando riesco a prendere sonno, forse stordita dalla predetta mancanza di ossigeno, credo anche di russare a causa del naso chiuso, ma non ho testimoni. La cosa buona è che il mio stato sofferente è talmente evidente che una volta tanto non mi dicono che mi lamento a vuoto anzi, spesso non riesco neanche a lamentarmi, non ne ho la forza.

Tra gli aspetti più irritanti è la montagna di kleenex che si forma intorno a me. Consumato in quantità industriali, il fazzolettino è rigorosamente bianco e senza balsami aggiunti che mi irriterebbero ancora di più. Si deposita insieme ai suoi compagni di pacchetto in strati sempre più alti ogni volta che mi fermo ad una scrivania, sul divano o a letto, formando una sorta di colonia di parassiti che vive della mia sofferenza.  Bisunti e stropicciati, sembrano dire in coro: “Cerco un cestino per farti dimenticare i fluidi che hai cacciato dal tuo corpo”.

Quando sono in questa condizione ho una strana voglia di pastina e brodo vegetale, quindi le mie cene si svolgono tra mestolate di minestrina e budini al cioccolato, in una mestizia di rara potenza.

Nonostante questo quadro clinico, sono restia a curarmi come si deve, a chiamare il medico, a farmi dare una cura. Ho un sacco di amici che mi danno consigli che non seguo, prendo cose a caso a seconda di come mi sento in quel momento, senza perseverare in niente, zompettando da un Actifed ad un Apropos per passare a bombe di vitamine o integratori che andrebbero presi per un mese e che io prendo per due giorni.

Tanto è raffreddore, deve passare da solo, perché se la durata media del raffreddore è di tre giorni e io per tre giorni devo prendere una medicina, allora che la prendo a fare? Intanto è passata una settimana, forse ho avuto due raffreddori di seguito e non me ne sono accorta. Comunque ormai è inutile curarmi perché i tre giorni sono passati e non l’ho stroncato subito, mentre la deriva verso una bronchite mi sembra un dolce approdo, ma tranquilli, non ho la febbre…per ora…

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Un Commento a “La deriva dei fazzoletti”

  1. Puoi sempre sperare di avere una forma mutante di raffreddore per cui la Cosa nel Pozzetto non ha gli anticorpi adatti, per cui ne viene immediatamente stroncata. Però potrebbe colpire anche la task-force di idraulici impegnati nella lotta contro la Cosa nel Frigorifero. In ogni caso ormai il tempo per un raffreddore è passato dai tre giorni alle tre settimane, quindi il tuo decorso è più che normale 🙂

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