La notte di Giovanni Battista Luteri


Ma l'arte serve? / lunedì, Novembre 7th, 2016
Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden; Foto: Estel/ Klut
Gemäldegalerie Alte Meister, Staatliche Kunstsammlungen Dresden; Foto: Estel/ Klut

Giovanni Battista Luteri detto Battista di Dòsso dipinge nella metà del Cinquecento una bizzarra e originale allegoria della Notte, ispirata a un passo delle Metamorfosi di Ovidio (XI, 592), in cui si descrive la casa del Sonno.

Una fanciulla viene addormentata dal Dio nel suo antro, buio e affollato da creature fantastiche, mentre sullo sfondo si vede un paesaggio notturno illuminato da luci e fiamme che si specchiano in un fiume, forse il Lete.

La luna nell’angolo a destra, piatta e ferma, porta un raggio di luce calda che illumina in diagonale la civetta e la fanciulla, un po’ mascolina con quelle braccia grosse e le spalle larghe.

Luteri rappresenta la scena notturna per eccellenza ed insieme il confine, il momento del sonno e del sogno, una realtà in bilico tra l’irreale e la coscienza dove l’assenza di luce genera immagini impossibili e pericolose.

Così da una cesta esce un piccolo esercito di mostri immaginari, che richiamano la cultura fiamminga, rivolti non la giovane dormiente o il Sonno alle sue spalle, ma al paesaggio oltre la grotta, all’esterno, come volessero fuggire o si apprestassero ad intraprendere un viaggio.

Hanno un aspetto inquietante, questi piccoli incubi che vorrebbero colonizzare il mondo, ma si trovano rinchiusi nel buio della coscienza, guardano alle fiamme in lontananza con un desiderio di evasione e magari conquista che potrebbe allarmarci non fosse per le pose statiche che hanno.

Il pittore rappresenta la strana lotta che, silenziosa, si svolge al confine tra veglia e sonno, cerca di dipingere l’assenza della luce usando la luce stessa, ma non vuole spaventare lo spettatore, piuttosto metterlo in guardia: le tenebre nascondono cose che non conosciamo, che aspettano l’occasione per uscire allo scoperto, ma che in realtà sono prigioniere del loro mondo, perché è la luce stessa che annulla il buio e ci protegge.