La pagina che non si vuol scrivere


Ufficiosamente / venerdì, Aprile 5th, 2013

vuotoUna delle paure peggiori di chi scrive è la “sindrome da pagina bianca” o “blocco dello scrittore”, ovvero quando ci si mette davanti alla pagina virtuale di word e si scopre che non si ha nessuna buona idea.

La pagina rimane là, talmente intonsa da fare male agli occhi, si prova a scrivere qualche riga e alla terza di solito tutto viene cancellato con tocco isterico della tastiera. Ci si prova varie volte prima di capire che qualcosa non funziona. Ma quando si capisce cosa sta succedendo è ormai troppo tardi per rimediare.

E’ una condizione che può capitare all’improvviso, un giorno si hanno tante idee, un altro invece il vuoto. Di solito è transitorio, ma la paura vera è che sia una condizione permanente. In questo caso, si pensa che le idee siano come i capelli, ovvero se inizi a perderle non puoi più farle ricrescere e ti tocca rimanere calvo.

Questa, naturalmente, è una visione pessimistica che precede l’esaurimento nervoso, quando invece si è ancora nella fase della speranza, si riesce a pensare al “blocco dello scrittore” come ad una sorta di “stitichezza mentale”, per cui le idee ci sono, solo che vanno “espletate” e magari basterà un po’ di Dolce Euchessina per tirarle fuori.

Quando non si riesce a scrivere niente si inizia a ragionare sulla causa di questo disagio, e di solito non si trova mai una risposta. Magari è stanchezza, magari è un cambio di vita, o semplicemente la Primavera. Alcuni individuano nel raggiungimento della felicità e della soddisfazione emotiva la chiusura verso la scrittura, a dirla in parole semplici: non si ha voglia di scrivere quando si è felici, perché si ha altro da fare.

Sta di fatto che più il tempo passa senza trovare la soluzione al problema e più si perde tempo a pensare alla causa ed insieme aumenta la paura di non guarire. E dico guarire perché arriva a sembrare una malattia, come un raffreddore che diventa influenza poi polmonite poi fine del mondo.

Il confine tra la rassegnazione, la speranza e il panico è sottile come un capello d’angelo e riuscire ad uscire dalla spirale di negatività senza diventare alcolizzati o assumere sostante dopanti rappresenta una delle vittorie emotive maggiori per chi fa questo mestiere.

Così ognuno deve trovare la sua cura, c’è chi decide di dormire ad oltranza, se fosse solo un problema di stanchezza, chi di darsi una bella randellata su un piede, visto mai avessero ragione quelli che dicono che il problema è la felicità,  ma ormai è appurato che non esiste una cura valida per tutti, ognuno deve trovare, da solo la sua.

Io mi sono inventata un pezzo sulla sindrome da pagina bianca, per esempio, e spero ci siate cascati!

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Un Commento a “La pagina che non si vuol scrivere”

  1. Ah, ci ero quasi cascata! E sì che scrivere sul blocco dello scrittore non è così insolito. Persino io, che scrittrice non sono e che quindi non sono soggetta al problema o, meglio, ho risolto il problema appendendo la penna al chiodo, come si dice, qualche anno fa ci ho fatto su dei versi che iniziavano così:
    “mute parole urlano
    d’assenza
    e un foglio bianco
    mi guarda stralunato
    ecc.”
    Va’ che la motivazione della felicità non è del tutto errata. Le cose migliori, almeno in poesia, vengono nei momenti neri e molti grandi artisti hanno avuto una vita grama…
    La scelta è ardua: vivere male e lasciare un’opera d’arte ai posteri o coltivare un po’ di serenità? Io sono per mandare a quel paese i posteri. 😉

    Dopo una cinquantina di pagine del tuo Coppedè, son tornata sul blog a “scialarmi” con la tua auto-ironia. 🙂 I brani su di te sono uno spasso.
    Anche Coppedè mi piace, ma è un’altra cosa (ho trovato pure un paio di bei filmati su youtube).

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