Miss Marple e i 13 problemi (1932)


Riscoprendo Agatha / giovedì, Settembre 1st, 2016

miss marple e i 13 problemiNel 1930 Agatha pubblica una raccolta di racconti mascherata da romanzo, perché i piccoli e diversissimi enigmi che propone sono le storie che i personaggi di una cena si raccontano in una conversazione che ha come oggetto l’esperienza che ognuno, nel proprio quotidiano, può avere di fatti sanguinari o misteriosi.

Così è grazie alla mancanza della televisione che nasce questo libro, perché l’unico modo per intrattenersi dopo cena era appunto conversare. Così, per rendere la conversazione più interessante, lo scrittore Raymond West inventa questo “gioco” che costringe ogni partecipante a frugare nei propri ricordi e a proporre agli altri una storia di cui solo lui conosce il finale, mentre gli altri sono invitati a trovare la soluzione.

Naturalmente l’unica che capisce sempre tutto è Miss Marple, che ricorda a tutti come basti ascoltare attentamente le persone per riuscire a comprenderle.

Il gruppo si battezza “Club del martedì sera”, dal giorno in cui si svolge il primo incontro, e su questa trama principale si innestano le altre occasioni in cui i partecipanti propongono i propri misteri da svelare. La trama del romanzo – raccolta segue quindi una linea temporale e arriva a svolgersi nell’ultimo racconto, dove Miss Marple risolve un caso ambientato nel suo paese collaborando con Sir Henry Clithering, ex commessario capo di Scotland Yard, che la interpella proprio per la miracolosa sagacia dimostrata nelle loro serate amene passate a parlare di delitti e atrocità.

E’ un libro poco impegnativo dove le emozioni sono smorzate dalla natura stessa delle storie, mai troppo dettagliate o cruente, simili a quiz dove l’importante è chi arriverà per primo alla soluzione. Anche per questo si legge bene grazie all’idea di inserire i racconti nella scatola della cena tra amici, che acchiappa il lettore nella rete delle conversazioni e permette di arrivare alla fine soddisfatti dell’intrattenimento che ha dato, da leggere al mare o in malattia, quando non si riesce a pensare troppo ma nello stesso tempo si vuol far passare il tempo.