La Pimpy in…”Non è vero, ma ci credo”


L'Ottimista / venerdì, Novembre 18th, 2011

In questo mondo materialista in cui tutto è legato ad un cavo dell’elettricità o ad un’antenna wireless, io nego l’esistenza di fenomeni diversi da quelli approvati dalla scienza ufficiale, ma ammetto che ancora credo nella potenza della negatività umana.

Ovvero credo che i menagrami, o portasfiga, o iettatori che dir si voglia, esistano. Persone che riescono a buttare la loro negatività fuori e ad attaccarla sugli altri, a volte inconsapevolmente, altre volte, purtroppo, con coscienza.

Non sono facilmente individuabili perché non hanno l’aspetto da iettatori, ovvero è raro che li troverete vestiti di nero, con l’occhiale scuro, la carnagione pallida, il capello nero tirato indietro, il bastone con testa di gufo… Spesso nascondono le loro capacità sotto occhi azzurri, capelli biondi, o peggio: sorrisi enormi, fatti di solito dopo aver detto frasi tipo “Potrebbe andare peggio…” dopo le quali il peggio succede, oppure che ti augurano il meglio e nell’istante successivo ti cade in testa un vaso. In questo caso il problema è serio, perché non essendo pronti si rischia di poter ricevere qualche colpo alle spalle a volte irrimediabile.

Ecco quindi che bisogna prepararsi a priori, per esempio seguendo il piccolo “manuale antisfiga” che abbiamo stilato qui di seguito.

Partiamo dall’oggetto “apotropaico”.  Apotropaico è un termine che amo usare quando voglio far vedere che sono acculturata, certe volte lo uso addirittura a sproposito, come “psicopompo”, che non è una cosa volgare, ma vuol dire “accompagnatore delle anime”, ed è riferito ad animali o figure mitologiche che aiutano i defunti a raggiungere l’aldilà. Tema da menagramo, lo so, ma fa la sua figura.

Ritornando ad “apotropaico”, per chi non lo sapesse e non avesse voglia di digitarlo su Wikipedia, vuol dire in linea generale qualche cosa che ti protegge dagli spiriti maligni, dalle sciagure, dalla cattiva sorte. Ecco allora alcuni oggetti apotropaici di riferimento:

–        Il cornetto rosso. Il portafortuna per eccellenza, più grande è meglio è, ma deve essere regalato. Sui materiali sono preferiti il corallo o la ceramica. La plastica, visto che è un regalo, sarebbe molto sconsigliata, si fa presto a fare la figura dei tirchi.

–        L’elefante con la proboscide in su e rivolto verso la porta. Certo, stiamo parlando di immagini di elefanti, non l’animale vivo perché sarebbe un po’ scomodo da gestire.

–        Medagliette di santi. Possibilmente Madonne di comprovata fama in quanto a miracoli e già benedette.

–        Il famoso mazzetto di aglio appeso al soffitto o la treccia nella parete.  Magari posizionatelo in cucina, perché in salotto potrebbe crearvi qualche problema di socializzazione.

–        Portare del ferro in tasca, tipo le chiavi. E sempre parlando di quel metallo, il ferro di cavallo è un po’ pesante da portarsi in giro, vi consiglio di posizionarlo sempre sulla porta, ma inchiodatelo bene, altrimenti potrebbe cadere proprio mentre ci passate sotto.

–        Portare anche il sale in tasca, ma anche qui non dovremmo avercelo messo noi, quindi i single e quelli che vivono da soli in generale sono ancora una volta penalizzati a dimostrare che il tema sfiga ha un occhio di riguardo nei loro confronti.

Seguono poi delle azioni standard che si possono eseguire al bisogno:

–        Le forbici aperte fuori al balcone o alla finestra.

–        Posizionare il sale fuori alla porta d’ingresso, finestre e balconi o gettarselo alle spalle, ma guardate prima dietro, non si sa mai se beccate qualche passante che potrebbe regalarvi qualche altra maledizione.

–        Toccare parti del vostro corpo che identificano indiscutibilmente il vostro genere. No, non sono i capelli, no, non sono le ginocchia…più in basso per gli uomini e più in alto per le donne. Ma fatelo pure qui con discrezione altrimenti si rischia per passare per maniaci, e soprattutto vi ricordo: del “vostro” corpo, non quelle del corpo di qualcun altro.

–        Tenere la scopina dietro alla porta, tipo quella della Befana, magari serve pure per dare una pulita ogni tanto, visto che di solito quell’angolo è il ricettacolo di rotoli di polvere talmente grandi da aver ingoiato il gatto una volta.

–        Per finire gli scongiuri vocali, che vanno da formule famose simili a scioglilingua (Agliofravaglio, fattura cà nun quaglia), alle corna, fatte con discrezione e puntate verso il basso, oppure ad altri metodi come l’incrociare le dita finché non si incontra un cane, toccare legno o toccare un chiodo arrugginito. In questo caso, vi prego di toccarlo senza ferirvi, altrimenti vi beccate il tetano e siamo al punto di partenza!

N.B. Si ringrazia Chiara Rocchi perl’illustrazione e la fondamentale collaborazione nella stesura del manuale.