La Primavera di Sandro Botticelli è un’immagine iconica del Rinascimento Italiano ed insieme un inno alla bellezza unico ed irripetibile.

Le figure sono costruite in un dialogo sottile con la cultura neoplatonica e si esprimono in almeno tre gradi di lettura iconografica. Ovvero ogni personaggio rappresenta un’idea, un simbolo e un’azione che parlano tra loro ed esprimono, in modi differenti, un unico, grande semplice concetto: la bellezza salverà il mondo.

La bellezza è rappresentata da Venere, mentre l’amore da Eros, la Giovinezza della Primavera, le Grazie sono le Arti, Mercurio la Ragione, Zefiro il Vento Creatore ed insieme che difende dalle nuvole, la Natura dal paesaggio del giardino che ospita i personaggi, leggeri e senza peso, come le idee che rappresentano.

Personaggi disposti in una scenografia teatrale, ognuno con una sua posizione, isolato come a rafforzare meglio il valore del significato che incarna, come parole disposte su un foglio che, a seconda dell’ordine in cui vengono lette, formano una frase. A rafforzare questa necessità di dialogo con lo spettatore la posizione frontale, lo sguardo rivolto verso chi guarda, così da inserirlo nel discorso e renderlo partecipe.

Come ho anticipato, le possibilità di lettura dei personaggi sono varie, ma tutte arrivano alla stessa conclusione: l’uomo deve perseguire nella propria vita valori positivi, perseguire l’amore in ogni sua forma, cercare la bellezza nella propria esistenza, dentro e fuori di sé, non calpestare gli altri, vivere cercando l’armonia, coltivando la cultura e la conoscenza.

Botticelli ci ricorda che non bisogna avere paura di guardare dentro di sé perché, anche se dentro troveremo qualche nuvola, saremo in grado si spazzarla via, mentre avremo sicuramente un giardino fiorito che ci permetterà di ricordarci cosa vuol dire rinascere ogni giorno perseguendo il bene e il bello, cose molto più semplici di quello che si pensa e vere fonti di serenità e felicità.

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