Edward Burne-Jones è uno degli esponenti di spicco del movimento dei Preraffaelliti, ovvero un gruppo di pittori, principalmente inglesi, che nell’Ottocento si ispirarono per la propria visione romantica alla letteratura medievale, in particolare al Dolce Stil Novo, dando spazio all’immagine della “donna angelicata” di Dante e Petrarca e ai temi cavallereschi, da qui l’indicazione come artisti che guardavano a prima di Raffaello e del Rinascimento.

Una visione fantastica dell’eroe e della sua donna, mutuata da forme che invece sono rinascimentali, dove volti e nudi richiamano chiaramente le figure michelangiolesche.
Questi pittori reinterpretavano in chiave poetica e sentimentale temi e forme lontani tra loro e nello stesso tempo riuscivano a costruire immagini evocative, emozionanti, a volte dolcemente oniriche.
Come l’Allegoria della “Fortuna”. La dea cammina, coperta da una sua veste che richiama un’armatura cavalleresca grazie alla tinta quasi metallica, portando con leggerezza la “ruota”, suo attributo per eccellenza. Ma la ruota non é portata solo dalla dea, il movimento é frutto dello sforzo degli uomini, che sono nello stesso tempo sue vittime perché ne vengono schiacciati. Uomini poeticamente nudi ma individuati dai copricapi come re o poeti, uomini diversi ma tutti uguali davanti al destino.
Così Burne-Jones rappresenta l’umanità che, nonostante il suo sforzo per governare l’esistenza, in realtà é vittima di forze superiori e inavvicinabili, che decidono le sorti di ognuno.
Un’immagine dolcemente fredda, che ci invita alla consapevolezza della semplicità del caso, ovvero ci ricorda che non tutto può essere controllato e indirizzato dalla nostra volontà. Quindi un invito ad essere sereni ed ad accettare le opportunità che ci offre la Fortuna, imparziale molto più di quanto si creda perché insensibile ai sentimenti degli uomini, tutti identici davanti a lei nonostante gli sforzi che fanno per distinguersi.

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